Gallarate, la crisi è arrivata a Sciarè Zona industriale, c’è poco lavoro

GALLARATE Zona industriale di Gallarate, la ripresa di settembre è circondata dalle preoccupazioni e dalle nubi della crisi. Quello di Sciarè è uno dei poli industriali più innovativi: c’è un incubatore d’impresa, ci sono progetti di ampliamento e di nuovi collegamenti infrastrutturali che attirano le aziende, ma anche enti come Confcommercio, che ha appena aperto la sua nuova sede.

Ma la crisi c’è pure qui. Ammette Stefano Maffioletti, titolare del ricamificio Galma, che pure, investendo sui macchinari, è una delle aziende che non ha rinunciato a innovare in un settore molto complicato come quello tessile: «Si fa fatica. Settembre è sempre stato un mese piuttosto calmo, ma di solito si cominciava a lavorare bene fin da subito. Quest’anno invece arrivano poche telefonate dai clienti».

Un trend che sembra inesorabile. «Sono almeno due anni che il lavoro va costantemente in calando – continua Maffioletti – ci sono clienti che chiedono cose nuove a costi cinesi, per noi improponibili, altri che da un giorno all’altro spariscono, cosa che in passato succedeva di rado».

Anche chi ha i fatturati in salute, e riesce a chiudere i bilanci con il segno più, sente il peso delle difficoltà. «Eravamo la locomotiva del Paese, oggi siamo schiacciati in una tenaglia, chissà fino a quando resisteremo – si chiede Massimo Bossi, titolare della Galvanica Cedratese, che essendo in una nicchia altamente specializzata risente meno le difficoltà del momento – Da una parte la concorrenza sleale delle imprese del Sud, che ricevono contributi a fondo perduto dall’Ue, dall’altra i competitor del nord Europa che hanno un costo del denaro molto più basso. Senza contare il “socio occulto” Stato, che si succhia con le tasse più del 50% dei nostri guadagni. Per reggere il passo è necessario investire, ma avanti così diventeremo un’area depressa dal punto di vista economico».

La preoccupazione è percepibile anche tra i lavoratori. «Ormai anche il posto fisso, a tempo indeterminato, non è più sicuro come una volta – riconosce Valerio Zanduso, che lavora in una ditta meccanica della zona industriale – Purtroppo vediamo aziende che entrano in crisi, a un certo punto saltano e lasciano a casa i dipendenti. Non è tutta colpa degli imprenditori, è il lavoro che manca».

Insomma, qui anche la vecchia divisione tra padroni e salariati entra decisamente in crisi. Persino al bar “The food and the furious”, aperto dalle 6 di mattina, unico punto di riferimento per la colazione e la pausa pranzo dei lavoratori della zona industriale, è sbarcata la crisi: «Sia al mattino che a mezzogiorno si lavora molto meno rispetto al passato – fa sapere Gianluca, uno dei titolari – Speriamo che il lavoro riprenda al più presto: la crisi delle aziende colpisce anche noi».

Andrea Aliverti

s.affolti

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