Gallarate, l’invito del prevosto «La città si curi dei giovani»

Gallarate – «Credo sia auspicabile una città dove realmente ci si prenda una cura sempre più intensa delle nuove generazioni, dei ragazzi, degli adolescenti, dei giovani». Per i quali, è vero, non ci sono grandi proposte di aggregazione. «Mi rendo conto che si tratta di un lavoro che chiama in causa tante realtà, gli oratori, le scuole, le diverse agenzie educative. Ma mi piacerebbe davvero lavorare di più insieme per le tante domande che i giovani pongono al mondo adulto».

Questo è uno degli auguri che monsignor Franco Carnevali, prevosto di Gallarate, avanza per l’anno appena iniziato, quando gli chiediamo di fare un bilancio di quello appena trascorso e di dire quali le sue speranze per il futuro più immediato.

«L’auspicio – aggiunge – è che in questo 2012 si lavori insieme per affrontare i problemi legati alla crisi e alle novità che il nostro tempo propone, che a volte sono problematiche, ma che possono aprire orizzonti nuovi e più belli».

Un esempio?

«I momenti di crisi – risponde – possono aiutare a crescere nella solidarietà e nell’aiuto reciproco, recuperando il senso vero delle cose, al di là dell’abbaglio che sta in superficie, andando più alla sostanza. Possono aiutare a crescere nei rapporti tra le persone, in un cammino insieme per unire anziché dividere». E aggiunge un altro pensiero ai giovani, riprendendo il discorso del Papa alla giornata mondiale della pace. «Sapersi educare, perché le nuove generazioni si aprano al confronto e all’ascolto e quelle più adulte sappiano offrire esempi e testimonianze vere dei valori della vita».

L’edizione 2012 dell’incontro mondiale delle famiglie si svolgerà a fine maggio a Milano. Come percepisce lei, nella quotidianità, la famiglia e come Gallarate si sta preparando a questo importante appuntamento?
«La famiglia in generale sta vivendo momenti di fatica: evidentemente alcuni fenomeni esterni come la crisi del lavoro, i ritmi di vita a volte molto pesanti e difficili sono penalizzanti. A questo si aggiungono a volte aspetti problematici come la fragilità della convivenza familiare. Credo che tutto questo si possa affrontare guardando oltre, nel senso di inserire la famiglia in una prospettiva di vita, riproponendo valori fondamentali come la centralità delle persone nella vita familiare, il rapporto educativo come trasmissione di valori alle nuove generazioni. Credo che l’incontro internazionale delle famiglie aiuti a mettere al centro queste dinamiche di riflessione, aggiungendo l’aspetto di accoglienza ad altre famiglie. Stiamo cercando di proporre questo momento facendo conoscere le modalità concrete con cui ospitare una famiglia che verrà qui: certo, significa mettere un po’ a soqquadro i propri ritmi, ma per far posto ad altri».

Monsignore, un bilancio di questo 2011?
«È sempre difficile – sospira -. Ma mi sentirei di dire che, anche all’interno di situazioni problematiche della vita ordinaria, ci sono stati tanti tentativi di dare risposte, nell’ambito delle parrocchie, delle associazioni, del volontariato anche dei singoli. Mi sembra insomma di leggere sempre più un’attenzione da parte di molti per i problemi di chi è più svantaggiato. Se devo parlare di ombre, non mi sembra però che questa idea di vera accoglienza e fraternità ci sia da parte di tutti. Mi piacerebbe una città ancora più accogliente, più nuova, più aperta al mondo».
Sara Magnoli

p.rossetti

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