Gallarate, quattro mosse contro l’emergenza casa

GALLARATE L’hanno chiamato Oikia, parola greca che indica tanto la casa quanto le persone che ci vivono. Ed è il progetto con cui Palazzo Borghi vuole dare una risposta all’emergenza abitativa.

Presentato ieri mattina in conferenza stampa, rappresenta «una sintesi delle problematiche emerse dai tavoli di confronto sul disagio abitativo» e si articolerà «nell’ambito di un progetto pluriennale». Così l’assessore ai Servizi sociali Margherita Silvestrini ha definito un progetto basato su quattro elementi fondamentali.

I primi due cominceranno a concretizzarsi già quest’anno: si tratta innanzitutto della casa di prima accoglienza, per realizzare la quale il bilancio in fase di approvazione stanzia 600mila euro. L’idea è quella di ricavare, all’interno della vecchia casa del segretario comunale di via Bottini, degli alloggi che «rispondano alle esigenze temporanee di soggetti che si trovano ad affrontare uno sfratto o una situazione personale difficile». Ad esempio, perché appena usciti dal carcere.

Il secondo aspetto riguarda invece l’ampliamento dei cosiddetti alloggi ponte, appartamenti che possano ospitare temporaneamente dei nuclei familiari che vivono una situazione di emergenza. Erano 11 fino a qualche tempo fa, la giunta ne ha già ‘recuperati’ altri tre, due in viale Milano, uno in via dei Salici.

Il 2013 vedrà invece la costituzione di un’agenzia per la casa, un organismo che servirà a favorire l’incontro tra i proprietari ed i potenziali inquilini. L’ultimo aspetto è quello più complesso, sia in termini di costi che sotto il profilo della tempistica. Gallarate ha bisogno sia di nuove case popolari che di ristrutturare quelle esistenti. «La qualità degli edifici Erp si sta sempre più abbassando, ci sono zone veramente degradate sotto il profilo strutturale», ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Angelo Senaldi.

Per farlo, però, bisogna avere nuovi edifici nei quali trasferire le famiglie mentre si lavora al restauro. Attualmente, il piano di governo del territorio prevede quattro aree per insediare nuove case popolari, ma la loro costruzione è «legata alla partenza degli ambiti di trasformazione». Ovvero ai sedici interventi di recupero edilizio di altrettante zone della città.

L’idea della nuova amministrazione è quella di trovare spazio, direttamente all’interno degli AT, per nuovi alloggi popolari. In quest’ottica, almeno due delle aree Erp indiviuate dal pgt verranno stralciate. Si tratta di quella di via don Reina, dove «passa un elettrodotto», e quella di via Curtatone, per la quale si pensa invece «ad un luogo di ritrovo per la gente della zona», già densa di case popolari.

Riccardo Saporiti

 

e.romano

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