Gallarate, tenta di darsi fuoco davanti al sindaco Guenzati

GALLARATE Disperato chiede di avere sovvenzioni e sgravi fiscali dal Comune. Poi cerca di darsi fuoco all’interno del palazzo municipale.

È accaduto nella tarda mattinata di ieri. Protagonista della vicenda un uomo di 46 anni residente in città, indigente e a rischio casa. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri al termine di una drammatica scena: risponde di minacce a pubblico ufficiale.

Le sortite del quarantaseienne sarebbero state due. Intorno alle 10 l’uomo si è presentato ai Servizi sociali chiedendo di avere accesso a contributi di sostegno che gli erano stati erogati in passato e poi sospesi. A fronte dell’impossibilità legale di accontentarlo, il gallaratese ha iniziato a dare in escandescenza gridando e insultando tutti i presenti. Sull’orlo dell’esplosione fisica, l’uomo ha preteso (e ottenuto) di incontrare il sindaco Edoardo Guenzani. Il quarantaseienne è quindi tornato a Palazzo Borghi intorno alle 13 pronto a incontrare il primo cittadino e, a fronte dell’ennesima spiegazione sul perché sarebbe stato impossibile per lui ottenere quanto richiesto, ha recuperato una tanica di benzina cospargendo di carburante la zona a lui circostante. Quindi, dopo aver acceso un cerino, ha minacciato di darsi fuoco non prima, però, di aver dato alle fiamme il palazzo municipale di via Verdi.

A quel punto, però, era già partita la chiamata ai soccorsi: sul posto sono intervenuti carabinieri e agenti della polizia locale che hanno bloccato il cittadino scongiurando il rischio di una tragedia. L’uomo è in carcere a Busto Arsizio a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Perché, però, Palazzo Borghi ha negato ogni sovvenzione? «In realtà questo signore aveva già ricevuto un contributo per l’affitto, sussidio che di solito è molto consistente, a giugno», spiega l’assessore ai Servizi sociali Margherita Silvestrini, «inoltre ha dei figli maggiorenni e la famiglia ha un reddito, per quanto basso possa essere». Tutte condizioni che non permettevano di far rientrare questo caso tra «le priorità». Non solo. «Sia io che il sindaco abbiamo chiesto a cosa sarebbero serviti questi soldi, così da orientarlo verso altri tipi di richieste, ma si è rifiutato di fornire spiegazioni».

Prima di compiere il gesto che lo ha portato in carcere, l’uomo si è limitato a ripetere che «i soldi gli erano stati promessi dalla precedente amministrazione. Si ostinava a chiederli, quasi fosse convinto che qualcuno glieli avesse sottratti».

Simona Carnaghi

Riccardo Saporiti

f.tonghini

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