Galleani: «DeNik, la tua sfida era qui»

«Mi dispiace che Varese abbia perso un ragazzo dalle capacità indiscutibili e soprattutto sono rammaricato per Andrea, perché credo che in questa vicenda, alla fine, sia proprio lui quello che ci perde di più: rimanendo qui avrebbe potuto rappresentare un elemento cardine della nuova squadra».

Quello di Sandro Galleani, sulla questione De Nicolao, è il parere di un osservatore che da una vita è immerso nella realtà della pallacanestro varesina e azzurra. «E, pur senza essermi confrontato direttamente col giocatore, sono rimasto molto stupito della sua scelta di andare via dopo una seconda parte di stagione in cui era stato sicuramente protagonista», prosegue il popolare Sandro.

Mancanza di comunicazione e fretta eccessiva, dettata anche dalla scadenza ravvicinata della clausola di uscita, hanno inciso in questa faccenda. «Da tifosi è giusto pensare che DeNik abbia sbagliato, perché giocare a Varese deve essere considerato, così come accadeva in passato, un privilegio e un qualcosa di prestigioso. Ma non smetto di interrogarmi anche sulla sua scelta di scendere di categoria, quando qui avrebbe potuto guadagnarsi sul campo un posto da titolare».

Il risultato è stato che Varese, anche per via di questa scelta, comincerà l’avventura targata Pozzecco partendo da zero. «Ma così si fece anche con la squadra che poi, nel giro di pochi anni, risalì dalla A2 arrivando a vincere lo scudetto della Stella», sottolinea Galleani.

La chiave di quel ciclo vincente va sicuramente ricercata nel gruppo giovane e italiano che ne fu anima e motore. Altri tempi e altre regole. Oggi che tanto si discute del ruolo degli stranieri («Ma dovrebbero essere introdotte nuove norme che consentano una certa equità a livello economico fra le varie società», osserva il nostro interlocutore), la formula del successo avrà una composizione necessariamente un po’ diversa.

«Quando si riparte da zero occorre mettere la gente in condizione di lavorare in tranquillità, senza ragionare troppo sull’immediato e investendo su giocatori di prospettiva che, se fosse poi impossibile trattenere per ragioni economiche dopo un buon campionato, possano portare, tramite il loro buyout, nuove risorse da investire nella ricerca di elementi dalle caratteristiche simili». Cambiare poco, se possibile, ma cambiare bene. E avere pazienza, se serve.

Quella pazienza, quell’attimo di riflessione in più, che probabilmente avrebbe portato a esiti diversi nella faccenda De Nicolao, ma non solo.

Perché proprio la sequenza precipitosa è ciò che caratterizza, secondo Galleani, anche il caso Hackett: «Conosco bene Daniel e posso dire che si tratta di un ragazzo splendido e di grande professionalità – racconta Galleani – Secondo me è mancata un po’ di comunicazione anche nel suo caso: andava ricercata una mediazione pacata fra di lui e lo staff medico della nazionale».

E ora? «Daniel ha sbagliato ad abbandonare il ritiro e sicuramente l’ha fatto non sapendo a quali sanzioni sarebbe andato incontro, perché altrimenti si sarebbe comportato diversamente, evitando di farsi male da solo come quel marito che si evira per punire la moglie». Ma si è fatto molto poco per abbassare i toni: «Trovo incomprensibile il duro comunicato degli azzurri contro di lui: certe questioni andavano risolte in privato. Questa vicenda diventerà una piaga non facile da curare».

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