«Genoa o Samp? No, c’è solo il Varese, il mio Manchester»

Gabriele Cesari: dal 1968 una sola fede. «Venire da Genova non è un problema: per questa maglia, questo e altro. Mi sono abbonato in Eccellenza perché abbiamo una società seria»

L’amore, quello vero, non guarda in faccia a nessuno. Non conosce età, non conosce distanza, non conosce difficoltà. Ma è così: semplice e difficile allo stesso tempo. È sabbia e vento, che proprio in quel tempo – critico e incerto, inaspettato e improbabile come fare tre scale reali in tre mani di fila – si fondono assieme indissolubilmente in un capolavoro della natura. L’amore è una rosa

nel deserto. Di più: è impossibile, è una rosa del deserto nata al Franco Ossola. E lo sa bene Gabriele Cesari, tifoso del Varese che di Varese non è. Già, perché Gabriele è genovese, ma lui mica ama il Genoa di Gasp o la Samp di Fantantonio. Manco per scherzo, il cuore che gli batte in petto è biancorosso e il sangue che gli scorre nelle vene pure.

La prima volta che ho visto una partita di calcio è stata nel ’68. Ero un bambino e quella era la finale di Coppa dei Campioni. In campo c’erano Manchester e Benfica. Io mi innamorai del Manchester: vinse 4-1. Così cercai una squadra italiana con gli stessi colori…

Sì, il Varese. Aveva la maglia rossa con i bordi bianchi, proprio come la squadra inglese che aveva vinto la Coppa. È dal ’68 che ho il cuore biancorosso, e non lo cambierei con nessun’altro colore.

Eh sì. Diciamo che sono più i dolori che le gioie. Ma quelle gioie – come tutto il popolo biancorosso – le porto dentro. Preziose e indelebili.

Il più bello è stato nel 2010, è stato quel Varese-Cremonese che ci ha portato in Serie B. Quel giorno ero allo stadio: mancavo dal Franco Ossola da molti anni… e sono felice di essere tornato proprio in quel momento. Penso che solo Sannino poteva compiere il miracolo di darci la Serie B: lui era l’unico tecnico che avrebbe potuto regalarci un sogno che sembrava più grande di noi. Un sogno irraggiungibile. Guarda, non saprei come descriverlo Beppe…

Ehm. Non è facile. Ma per non sbagliare vi posso dire tutto l’anno scorso. È stato un anno drammatico, perché perdere la Serie B in quel modo è difficile da mandare giù.

Sì. Il Varese è morto per l’ingordigia di una società che si è mangiata tutto. Si è mangiata un sogno atteso 25 anni e durato 5. Sapete una cosa?

La Serie A era un sogno da accarezzare, solo quello. La B, invece, era la realtà fatta su misura per noi. E tenercela era alla nostra portata: quello è il posto naturale del Varese. Ora ho solo una speranza…

Tornare al più presto in Serie B. Ma voglio essere onesto con me stesso: sono sicuro che in Lega Pro ci arriviamo presto, per tornare dove dovremmo stare sarà più dura perché dovremmo trovare un nuovo Sannino.

È una cosa da pazzi. La gente non sa nemmeno in che categoria oggi giocano i biancorossi…

Eh, l’anno scorso ne ho dovuti subire tanti. Beh, diciamo che con Cassarà come presidente e le sue “cassarate” in tv ho dovuto incassare ed essere autoironico per forza. Ha fatto ridere tutta Italia e anche i miei colleghi.

Un po’ sì: però, devo dire che i miei colleghi si sono appassionati al Varese, lo seguono con simpatia e rispetto. Infondo l’amore per la nostra maglia è contagioso.

Ho visto tre partite: tre vittorie. Quelle contro l’Entella, qui vicino a casa mia, poi a Masnago ho visto il Trapani e l’addio alla B con il Pescara. Quest’anno, invece, sono salito a vedere quella contro l’Union Villa Cassano.

No: la passione è quella dell’anno scorso, forse anche di più. Quante altre squadre possono vantare un pubblico così in Eccellenza?

Infatti: e vedere i calciatori esultare sotto la curva dopo ogni gol e ogni vittoria ha un sapore speciale. Perché penso che sia giusto dimostrare amore a chi te ne dà indipendentemente da tutto.

Certo. Perché questa società è fatta dai tifosi: ecco perché ho deciso di abbonarmi. Per dare la mia mano al Varese. È vero, è piccola: ma infondo sono i gesti che contano. E questa società sta parlando poco e facendo tanto, per questo è giusto che ognuno dia il suo aiuto.