– 12 luglio 1982: un mazzo di carte, una Coppa del Mondo, quattro giocatori intorno a un tavolino. Un’immagine si è già materializzata nella mente: , , e giocano a scopone di ritorno da Madrid, dove la sera prima l’Italia conquistò la sua terza Coppa del Mondo. Insieme all’urlo di Tardelli, un’immagine entrata nella storia della nostra nazione. Una storia che rischia di perdere un pezzo di sé: Alitalia è in procinto di demolire il DC 9 che trasportò gli Azzurri.
Un forte tentativo di salvataggio arriva da Volandia, il parco e museo del volo di Somma Lombardo, che si è proposto per ospitare il velivolo, lanciando un appello agli azzurri “Mundial”: «I nostri volontari si sono già detti pronti all’opera di restauro. Confidiamo nella disponibilità di Alitalia e lanciamo un appello a tutti i campioni di quei Mondiali affinché quel sogno che ci hanno regalato nel 1982 possa continuare a vivere qui».
L’appello non è rimasto inascoltato. Il cuore di batte ancora forte nel ricordare quella vittoria, quel gruppo e quel volo insieme al Presidente della Repubblica e alla coppa più prestigiosa del mondo del calcio: «Un ricordo indelebile – racconta Claudio Gentile – Impossibile dimenticare quel viaggio di ritorno con il Presidente Pertini. Più un tifoso che un presidente in quell’occasione: era entusiasta, orgoglioso. Fantastico quando sugli spalti fece no col dito, dicendo “Non ci prendono più!”.
Fui stupìto nel vedere un politico lasciarsi andare così. Bellissimo».
La famosa partita a scopone è rimasta nella storia: «Ho ancora una foto con Pertini che, durante la partita a carte, mi firma il pallone della finale – prosegue l’ex Varese e Juventus – Ricordo che si arrabbiò con Zoff dopo una giocata di Causio… Era un personaggio fuori dagli schemi, con una grinta straordinaria, un uomo con le palle. Non è un caso se è stato uno dei presidenti più amati, per onestà, capacità, tatto; un presidente benvoluto da tutto il popolo italiano al di là di qualsiasi colore politico».
Quel Pertini a cui fu rivolta una domanda da un giornalista (“Non si rischia di dimenticare i problemi della nazione?”) e che rispose: «Ma i nostri problemi, buon Dio! Che ci sia una sosta nelle preoccupazioni, nella tristezza, nelle insoddisfazioni. Dopo sei giorni di lavoro viene la domenica, no? Chi ha lavorato per sei giorni ha il diritto alla domenica di andarsene con la famiglia a gioire sulla spiaggia, in montagna o altrove. E gli si deve dire: come mai tu gioisci quando ti attende il lunedì? Io penso adesso alla domenica e lunedì verrà a suo tempo».
Un concetto che il presidente spiegò anche agli Azzurri: «Arrivati a Roma – prosegue la maglia azzurra “Mundial” numero 6 – siamo andati al Quirinale: restò con noi e ci fece capire quanto fosse importante quella vittoria per il paese. Me ne resi conto solo col tempo: avevamo dato al paese, in un momento difficile, un’immagine positiva».
Ricordi indelebili da conservare, proprio come quell’aereo diventato un simbolo; Claudio Gentile accoglie l’appello di Volandia e serve uno dei suoi migliori assist: «Sarebbe un dispiacere se quell’aereo venisse demolito: sarebbe un gesto poco signorile. Mi auguro si possa fare qualcosa per mantenerlo, è uno dei ricordi che il popolo italiano ricorda con maggiore affetto – conclude il campione del Mondo – Se in quell’aereo mettessero anche i nomi, la storia e le firme delle persone che volarono da Madrid a Roma con la coppa, di certo molte persone andrebbero volentieri a vederlo e scoprirlo: è davvero un pezzo di storia del nostro paese. Accolgo con piacere l’appello del museo, nella speranza di convincere Alitalia a tenerlo in vita. E, se ciò accadesse, come spero, io e i miei compagni saremo sicuramente disponibili a “battezzarlo” a Volandia»
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