Giardini Estensi, terra dei vandali

I “writers” varesini non demordono, e non rinunciano nemmeno a imbrattare con scritte e disegni di dubbio valore artistico uno dei gioielli di Varese, i Giardini Estensi.

Nonostante il lavoro capillare e continuo di controllo da parte, soprattutto, delle Guardie ecologiche volontarie, sono tantissimi gli angoli nascosti del parco pubblico cittadino che sono stati deturpati dai vandali nel tempo. E che non sono ancora stati ripuliti. Gli ultimi sono stati pizzicati due sere fa dagli agenti della polizia di Stato: un gruppetto di minorenni era raccolto in un punto abbastanza nascosto del parco, il balconcino che guarda verso via Copelli, alle spalle dell’area giochi sopra al laghetto dei cigni, e due di loro hanno estratto le bombolette.

Non hanno avuto il tempo di finire il proprio “capolavoro”: gli agenti li hanno bloccati e identificati, sequestrando le bombolette. Nonostante la minore età, i due rischiano la denuncia: la Questura sta solo valutando se aggiungere l’aggravante del danneggiamento ad un monumento di interesse artistico oppure no.

I ragazzi, quindi, rischiano di essere condannati a ripulire il risultato di quella che, all’apparenza, sembra essere una semplice bravata, giusto per lasciare il segno del proprio passaggio e imitare gli eroi della cultura hip hop d’oltreoceano. Questi ragazzi, però, sono solo gli ultimi di una lunga serie di vandali o sedicenti artisti che hanno deciso di sfogare la propria creatività sulle opere in muratura disseminate per i Giardini Estensi.

“Mattias è trans”, “Ale + La’ = Bff”, lucchetti in stile Ponte Milvio al laghetto dei cigni e il tristemente di moda “Acab – All Cobs Are Bastards (tutti i poliziotti sono bastardi)”: sono solo alcune delle tracce spray lasciate per tutto il parco di Palazzo Estense.

A chi volesse scoprire quanto del parco comunale sia danneggiato e imbrattato da giovani e meno giovani che si sono sentiti in diritto considerare lo spazio come la loro tela personale, la situazione appare desolante.

Una collezione di bidoni dell’immondizia e muri che riportavano parole, alcune delle quali è bene non appaiano sulle pagine di un quotidiano, sia per un minimo spirito di decenza che si vuol conservare, che per gli incredibili errori grammaticali.

I punti di maggior vandalismo sono quelli che seguono il viale alberato e coperto di fronde che conduce fino a Villa Mirabello, zone che nascondono facilmente alla vista e che ospitano i bagni pubblici, di cui il colore dell’intonaco ormai quasi non si riconosce, soffocato dalle “opere” di questi “artisti” senza gusto e senza rispetto. Ma non mancano i gesti dei più temerari, che non hanno risparmiato i tavolini della sezione del parco che ospita i giochi per bambini ed anche la nicchia che dall’alto si affaccia sulla fontana e il Palazzo Estense.

Per non parlate del Roccolo, l’edificio dai tratti gotici adiacente campo da basket. Lì, tra il volto di Homer J Simpson e una sedia abbandonata, qualche anima dal vago sentore romantico ha pensato fosse il luogo adatto per dedicare dei versi all’amata: “Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i fiori”.

E così le panchine, i muri, i cestini ed anche i balconi. Ogni superficie diventa una tela per questi pittori improvvisati, armati della convinzione che in fondo non c’è nulla di male.

Certo per queste azioni esistono dei colpevoli, e si spera che possano essere fermati.

Ma forse, se smettessimo di considerare il parco “del comune”, allora tutte le Best Friend Forever e i ragazzini che insultano le forze dell’ordine magari non sparirebbero, ma certo sarebbero meno propensi a marchiare un bene artistico che non è “del comune”, ma di ognuno di noi.

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