GALLARATE La farfalla è pronta a spiccare l’ennesimo volo. Il più importante, quello che la porterà da Gallarate a Londra per le Olimpiadi. Romina Laurito, 25 anni, insieme alle sue compagne della nazionale, è pronta a scrivere un’altra pagina di storia della ginnastica ritmica azzurra, dopo i tre mondiali vinti negli ultimi tre anni.
È la sua prima Olimpiade. Sensazioni?
Al momento sono ancora abbastanza tranquilla, sto continuando la preparazione insieme alle mie compagne. Ma certo, se mi fermo a pensare che andrò alle Olimpiadi, la manifestazione sportiva più importante in assoluto, l’emozione si fa sentire. Già il solo fatto di partecipare è una soddisfazione enorme, che mi ripaga di tutto il cammino fatto fin qui.
Quando è sbocciata la passione per la ginnastica?
Molto presto. Avevo solo due anni e mezzo e già battevo i piedi ogni volta che mia sorella usciva per andare a fare ginnastica: volevo andarci anch’io. Dopo poco tempo, i miei mi hanno accontentata.
Con le prime gare, sono arrivati anche i primi risultati positivi.
Sì, anche se, quando sei molto giovane, vivi le vittorie con poca consapevolezza. Una svolta importante è arrivata a 14 anni, con la prima convocazione in Nazionale.
L’emozione più bella della sua carriera, in attesa di Londra?
Vincere il campionato del mondo è sicuramente qualcosa di speciale. Un altro momento indimenticabile è stato a Pesaro nel 2006, quando sono diventata campionessa italiana. All’epoca ero ancora individualista: lo sono rimasta fino a 21 anni. Ma ogni vittoria regala grande gioia.
Ogni campione incontra lungo il suo cammino almeno una persona fondamentale. Qual è stata la sua figura di riferimento?
Una persona determinante è stata Emanuela Maccarani, l’allenatrice della nazionale. Nel 2008 volevo ritirarmi: vedevo passarmi davanti ginnaste più giovani, i risultati non erano più così brillanti. Insomma, consideravo concluso un ciclo.
Invece?
Emanuela mi ha spronato a continuare, a credere ancora in me stessa nonostante le difficoltà che stavo attraversando. Lei è l’artefice della realizzazione del mio sogno olimpico. Ma un grande ringraziamento va anche a Marisa Verotta e Sara Colombo, mie allenatrici alla Virtus Gallarate, e naturalmente alla mia famiglia.
Mamma e papà hanno sempre appoggiato la sua passione?
Sempre. Mi invogliavano a fare quello che più amavo, cioè la ginnastica. Senza il loro sostegno non avrei potuto raggiungere determinati risultati: sarò sempre grata a loro.
Capitolo sacrifici. Non pochi, immaginiamo.
Sì, ma forse più in passato, quando le gratificazioni economiche arrivavano solo con la vittoria della medaglia. Da quando faccio parte del Centro sportivo dell’Aeronautica Militare ricevo uno stipendio; prima, l’aiuto dei genitori era fondamentale.
Dal 2008 si allena al centro federale di Desio.
Otto ore al giorno di allenamento, poco tempo per fare altro. Ad aprile dell’anno scorso ho lasciato l’università: difficile conciliare studio e sport a questi livelli. Ma la nostra è una grande scuola di vita, oltre che di ginnastica.
Arrivate alle Olimpiadi forti di tre Mondiali vinti consecutivi, ma con la delusione olimpica di Pechino 2008 da cancellare. Cosa vi aspettate?
Alla prova di Coppa del Mondo di Minsk abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che a Londra sarà dura. Dovremo essere brave a mantenere alta la concentrazione, sempre. Nessuno ci regalerà nulla e le avversarie sono temibili.
Quali, in particolare?
Russia e Bielorussia.
Obiettivo medaglia d’oro?
Calma. Per prima cosa, cominciamo a prendere una medaglia, che sarebbe già importante. Se sarà d’oro, tanto meglio. Ma pensiamo prima di tutto ad arrivare in zona medaglia.
Francesco Inguscio
s.affolti
© riproduzione riservata