Giovani varesini all’estero: «Contano studi e merito. Sei costretto a svegliarti»

Su La Provincia di Varese in edicola oggi, venerdì 8 gennaio, 4 splendide storie di giovani varesini che lavorano all’estero.

Dove sono, cosa fanno, cosa sono andati a cercare e quali sogni stanno coltivando i 901 varesini emigrati all’estero nel corso del 2014? Uno studio sulla carta, tante domande che trovano risposte di vita vera. Il primo è l’analisi – le cui risultanze sono già state pubblicate nei giorni scorsi – effettuata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza e focalizzata sul fenomeno delle emigrazioni giovanili all’estero per ragioni di studio e di carriera. Le

seconde sono state un modo per conoscere da più vicino le esperienze esistenziali dei protagonisti di questa ricerca, numeri statistici che prendono forma di realtà raccontando se stessi a migliaia di chilometri da casa, partendo dalle ragioni di un viaggio, le più disparate possibili e non necessariamente afferenti “l’ultima spiaggia”, e arrivando a declamare la loro quotidianità di emigrati sotto i quarant’anni che non hanno avuto paura di cambiare i connotati del proprio vivere.

I dati diffusi nei giorni scorsi sono significativi: Varese e la sua provincia sono terra di partenze per gli under 40. Nella speciale classifica stilata dalla Camera di Commercio brianzola i 901 cittadini che hanno lasciato il nostro territorio (sono 45 mila in totale i partenti del 2014) valgono il sesto posto italiano, non come numero assoluto ma in percentuale: per ogni mille abitanti sotto i 40 anni, sono 4,8 i varesini che hanno scelto di prendere la residenza all’estero. Al primo posto si trova Bolzano con 8 trasferimenti ogni mille residenti, seguita da Imperia (7.3), Trieste (6.5), Pavia (5.4) e Como (5.3). La media italiana è di 3.3 under: Varese è decisamente sopra questo dato, davanti anche a Milano, Genova, Torino e altre realtà economicamente forti come la stessa Brianza. Ultima in graduatoria è la provincia di Caserta, dove solo 1.7 giovani ogni mille abitanti emigra all’estero in cerca di fortuna e lavoro. Le mete preferite? In testa c’è il Regno Unito, nuova casa di 8.500 italiani under 40; al secondo posto troviamo la Germania con 7.600, al terzo c’è la Svizzera (5130), al quarto posto la Francia (3.638). Fuori dal continente, ad attrarre maggiormente i nostri giovani connazionali sono gli Usa, seguiti da Brasile, Australia, Africa, Emirati Arabi Uniti, Cina, Canada e Argentina. Tornando in Europa, dopo la Francia fanno capolino Spagna, Belgio, Austria, Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Svezia e Malta.

Le prime due storie che vi proponiamo hanno come protagonisti Giuliano e Matteo, “salpati” rispettivamente da Comerio e da Varese. Età non assimilabili (uno ha 35 anni, l’altro 23), destinazioni diverse (Dublino e Parigi), motivazioni che differiscono. Un solo punto in comune: la soddisfazione per la scelta fatta. è in Irlanda da qualche mese e sta per iniziare un dottorato in metodologie di ricerca al Trinity College: ha proposto un’idea e gliel’hanno approvata, concedendogli una borsa di studio garantita per almeno due anni. Ed è proprio questo l’aspetto che lo inorgoglisce: «Hanno valutato la mia proposta senza nessuna preclusione di sorta, giudicando in base al merito. In Italia ho scoperto che il mio titolo di studio non vale nulla, così come tutti i master che ho

frequentato dopo la laurea. Qui è diverso». Giuliano non è mai stato un “bamboccione”, anzi: dopo l’università e dopo aver frequentato un corso di “filosofia per bambini” a Madrid, si è messo a fare il pizzaiolo per mantenere la sua famiglia (moglie e due figlie), mettendo da parte quel sogno di insegnare frustrato nello Stivale da maxi concorsi e regole cangianti. Da un mese la nuova possibilità, preceduta da una ricognizione a Dublino in cui si è dato da fare ancora una volta come pizzaiolo e ha incontrato un mondo diverso: «Adattarsi lontano da casa non è semplice, ma ci sono tanti aspetti che indorano la pillola: più tutele nel lavoro (qui in Irlanda nessuno ti assume in nero), salario minimo garantito, stipendi decisamente più alti».

Giuliano non tornerebbe indietro per nessuna ragione al mondo e così . Lui risiede nella città delle luci ormai da 3 anni, lavora nel negozio di alimentari (rigorosamente italiani) di uno zio acquisito e ha deciso di raggiungere Parigi dopo aver valutato l’assenza di sbocchi nei suoi studi aeronautici: «Ho trovato indipendenza economica, nuove amicizie e uno stile di vita completamente differente. La cosa che apprezzo di più è proprio la diversità, nei luoghi e nelle persone: dopo anni di vita tra Varese e Milano, per me è cambiato tutto». Matteo è anche molto onesto nella sua analisi: «Non voglio denigrare l’Italia. L’assenza di lavoro, per quello che ci riguarda, non è solo colpa del sistema: anche noi giovani siamo poco intraprendenti. A Parigi le occasioni sono tante, ma c’è anche molta più voglia di fare e di mettersi in gioco: essa ti spinge a toglierti dalla bambagia e ad affrontare i problemi in modo diverso». Dal suo negozio – dove si occupa di tutto, dall’accoglienza dei clienti alla vendita – il ventitreenne varesino ha vissuto da vicino anche gli attentati che hanno sconvolto la Ville Lumiere il 13 novembre scorso: «Abito a poca distanza dal teatro Bataclan e quella sera fortunatamente mi trovavo in casa. Nei giorni successivi ho visto la mia Parigi abbattuta e in preda alla paura, ma adesso tutti stanno tornando a poco a poco alla normalità. È stata un’altra grande lezione ricevuta: i francesi hanno trovato davvero la forza per andare avanti».