VARESE Record del tasso di disoccupazione giovanile dal 1992. Nella nostra provincia la disoccupazione sfiora l’8% quando era al 3,5% nel 2008. Dati che peggiorano se si prendono in considerazione le fasce più deboli: la disoccupazione femminile supera il 10 per cento, mentre quella giovanile, considerando la fascia di età tra i 15 e i 25 anni è intorno al 34 per cento, ma nella fascia fino ai 35 anni di età raggiunge addirittura il 41 per cento. Futuro estremamente incerto, quindi, per i giovani varesini alle prese con un tessuto imprenditoriale blindato su più fronti. In mezzo ai mille problemi che affliggono i giovani di oggi c’è la necessità di rimanere ben ancorati ai propri sogni. Quella di Marco Conti, 30 anni di Varese, è una storia comune a tanti, fatta di colloqui al limite dell’assurdo, incarichi temporanei degradanti e strade percorse a perdifiato nella speranza che la rincorsa possa aiutare a saltare oltre i muri che le rendevano a fondo cieco. Marco si è laureato nel 2010, momento nel quale davanti a lui si sono aperte le porte del precariato. Ma anche l’esperienza del precariato ha visto la parola “fine” perché ben presto la società per la quale lavorava ha chiuso i battenti. Così, dopo numerose porte sbattutegli in faccia, Marco sta investendo il tutto e per tutto in un master
alla Cattolica di Milano. «Una scelta rischiosa – spiega – ma una delle poche ancora disponibili per riuscire a fare uno stage in un’azienda nella speranza di una successiva assunzione. Insomma, un’opportunità in più per ritagliarsi un posticino nel fantomatico mondo del lavoro e per riuscire a essere indipendente economicamente». Andrea Carletti, invece, ha 22 anni e si è diplomato come perito meccanico. Andrea cerca un posto di lavoro da ormai due anni. «L’unico colloquio che sono riuscito a ottenere – racconta – è stato per uno stage non retribuito. Pensando che tutto fa brodo, soprattutto in una tenere età come la mia, ho accettato. Terminato la stage, il nulla». Andrea sta tempestando di curricola le agenzie interinali del territorio, quelle svizzere e sta intasando le caselle di posta di numerose aziende. Ma al momento nessun risultato. «Non intendo mollare. Cavoli, prima o poi questa crisi terminerà e io troverò un posto di lavoro attinente al mio titolo». Situazione analoga per Simona Corbelli di 24 anni. Simona ha conseguito un diploma in fashion design ma l’unica impiego che è riuscita a ricoprire è stato quello di commessa. Un anno fa, l’azienda non le ha più rinnovato il contratto: colpa della crisi. «Non riesco a trovare un posto come commessa nemmeno in Svizzera: devo sperare in una sostituzione per maternità o in un miracolo».
s.bartolini
© riproduzione riservata