Governo, giro di vite sulla “cannabis light”

Vengono nuovamente qualificati come sostanza stupefacente i prodotti per uso orale a base di cannabidiolo che si potranno ottenere soltanto in farmacia, dietro presentazione di una ricetta medica non ripetibile.

In arrivo una stretta sulla cannabis light con un decreto firmato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, datato 7 agosto e pubblicato ora in Gazzetta ufficiale. Con il provvedimento, che entrerà in vigore il 22 settembre, si revoca un precedente decreto emesso nel 2020 dall’allora ministro Roberto Speranza, vengono nuovamente qualificati come sostanza stupefacente i prodotti per uso orale a base di cannabidiolo, un olio estratto della canapa indiana.

Questi prodotti da ingerire non potranno quindi più essere venduti nei negozi di cannabis light, come attualmente avviene, ma si potranno ottenere soltanto in farmacia, dietro presentazione di una ricetta medica non ripetibile. Resta consentita la vendita di fiori di cannabis da fumare, contenenti il cannabidiolo, ma non il tetraidrocannabinolo (THC), principio attivo della marijuana.

Soddisfazione per il decreto è stata espressa da Antonio Pignataro, dirigente generale della polizia di Stato e consulente del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio. “La mia battaglia fatta con perseveranza e con tanta sofferenza non è stata vana: con questo risultato possiamo salvare la vita e tutelare la salute di tanti ragazzi”, ha affermato Pignataro, che da questore di Macerata si era impegnato particolarmente contro la vendita di cannabis light. 

Da sue indagini era partito il procedimento che ha portato alla sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione che ha sancito come per la classificazione della cannabis quale sostanza stupefacente non sia rilevante la quantità di principio attivo (THC) in essa contenuto.