Dopo decenni di silenzio e attesa, per il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese sembra finalmente arrivato il momento della rinascita. Durante una videointervista per il podcast “Il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese – Storia del simbolo di una città”, l’imprenditore Mauro Morello, affiancato da Elisabetta Gabri, ha rivelato i primi dettagli concreti del progetto di recupero dell’imponente edificio in stile Liberty, chiuso dal 1968 e oggi di proprietà della società riconducibile a loro.
Un progetto già avviato
Nel corso dell’intervista condotta da Matteo Ramelli e Giacomo Mastrorosa, Morello ha annunciato l’esistenza di un progetto preliminare per la trasformazione dell’ex albergo in una nuova struttura ricettiva da 65 camere, con standard di ospitalità elevati, ma differenziati rispetto al vicino Palace Grand Hotel, ormai posizionato verso il segmento delle cinque stelle.
Una parte degli arredi storici sarà recuperata, a testimonianza del desiderio di mantenere un forte legame con il passato e con il valore identitario dell’edificio per la città di Varese.
Recupero sostenibile, non speculazione
Il piano di rilancio del Grand Hotel si estende anche agli edifici adiacenti – l’ex ristorante, la chiesa e le colonie – acquistati negli anni dal gruppo Morello-Gabri, con l’obiettivo dichiarato di dare vita a un polo integrato di ospitalità, benessere e cultura, inserito armonicamente nel contesto naturale del Parco Campo dei Fiori.
«Non costruiremo nulla di nuovo», ha chiarito Morello. L’intervento avverrà nel pieno rispetto dei vincoli paesaggistici e architettonici, in dialogo costante con le istituzioni: Soprintendenza, Parco Campo dei Fiori, Provincia e Regione. L’obiettivo è restituire dignità e funzione a un luogo iconico, senza snaturarne la storia né il contesto ambientale. Novità operative potrebbero arrivare già entro la fine dell’estate: «Stiamo componendo il mosaico», ha affermato.
Il nodo delle antenne
Uno degli aspetti più visibili (e discussi) legati all’hotel è la presenza di numerose antenne installate sul tetto, eredità di anni di abbandono e utilizzo parziale dello stabile. La proprietà, che ha già rimosso oltre un terzo di queste infrastrutture, non considera le antenne “determinanti” per il futuro dell’albergo, ma le riconosce come fonte economica utile nel periodo in cui l’edificio non è attivo.
È in corso una valutazione tecnica per il loro trasferimento, affidata a specialisti di livello nazionale. La posizione è chiara: le antenne potranno essere spostate, ma non necessariamente su terreni della proprietà.
Il ritorno della funicolare
Altro punto fondamentale del progetto è la riattivazione della funicolare, oggi dismessa, che collegava l’area del Grand Hotel alla città di Varese. Per Morello, si tratta di un’opera “inevitabile”: la struttura dovrà essere accessibile, non solo attraverso i mezzi pubblici, ma anche con soluzioni di mobilità privata.
«La funicolare va fatta. Assolutamente sì – ha detto con fermezza –. Ma va pensata insieme a un sistema di parcheggi e connessioni con la città. Le istituzioni devono essere parte attiva nella costruzione di soluzioni, non di ostacoli».
Se le intenzioni verranno tradotte in azioni, il “gigante addormentato” potrebbe presto risvegliarsi, trasformandosi da simbolo dell’abbandono a emblema di una rinascita culturale e turistica per l’intera area.