VARESE Se non vi siete mai lasciati stuzzicare, ora fateci un pensierino. La santa messa animata dai cori che hanno partecipato al Varese Gospel Festival, è un’esperienza che lascia dolcezza nel cuore.Allora, appuntamento domani, alle 11.30, nella basilica di San Vittore per cantare laudi al Signore. E trasformare la musica, ancora una volta, in preghiera smisurata e universale. Alle 21 tappa ai Giardini Estensi per il concerto di chiusura della rassegna. Sul palco, il Distretto 51 e il Greensleeves Gospel Choir. Un binomio che si rinnova e si rafforza nella comunanza artistica di blues, rock, R&B e un pizzico di soul. Il cocktail è servito: da una parte le voci e dall’altra la band. Invero, non sempre accade così. Anzi, spesso ci si trova di fronte a un “supergruppo” nel quale l’orgoglio varesino è pari alla passione per la musica.Il Greensleeves nasce nel 1992: da
allora Fausto Caravati, che lo ha fondato e lo dirige, lo ha portato a un ottimo livello artistico. I cd all’attivo sono ormai quattro: “The Gospel Train” (1997), il live “Everybody Let’s Praise The Lord” (1999), “Everything I desire” (2004) e “Live at Varese Gospel Festival”, presentato nel 2007 in occasione del quindicesimo anno di attività del gruppo. Il resto è storia: seicento concerti in Italia e altrove, a favore di Amnesty International, per presentare prime assolute di brani contemporanei (la Gospel Mass di Robert Ray) e togliersi lo sfizio di aggiudicarsi premi e diplomi d’oro ai concorsi per coro jazz e gospel. Poi, il Distretto 51: protagonista della storia musicale varesina partendo da Otis Redding e Aretha Franklin sino al funk e alla musica nera anni Settanta. Forse l’unica band al mondo con un organista hammond – Bobo Maroni – che è stato ministro dell’Interno.
s.bartolini
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