«Ho annegato mio figlio perché epilettico»

La donna russa in vacanza con il marito in Liguria era convinta che il piccolo di 9 mesi fosse malato. Ricerche senza sosta del corpicino in mare

Semyon doveva morire. E dire che la sua vita era appena cominciata, una manciata di mesi. Eppure sua madre, Natalia Sotnikova, aveva deciso: «Semyon doveva morire. E io l’ho ucciso». Lucida, determinata e, appena compiuto l’omicidio crudele di un piccolo di soli 9 mesi, addirittura euforica Natalia, che davanti ai pm di Imperia ha raccontato l’orrore di quanto è successo nei minimi dettagli prima di essere fermata per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.
Nessun rimpianto, nessuna angoscia.

Così, tranquillamente, Natalia Sotnikova ha raccontato con grande lucidità al procuratore aggiunto Grazia Pradella cosa è successo nella notte tra mercoledì e giovedì, tra le 2 e le 4. È il pm che lo riferisce, non senza emozione. «Natalia Sotnikova ha preso il bambino alle 2 ed è uscita dall’albergo a Bordighera, come si evince anche dalle telecamere di sorveglianza dell’albergo, ha preso la Bmw noleggiata dal marito a Ginevra, ha girato un po’ e poi si è fermata sulla scogliera a Bussana. Ha legato il bimbo dentro il marsupio che aveva davanti, si è immersa, ha nuotato per qualche centinaio di metri e quando si è accorta che il bambino era morto si è slacciata di dosso il marsupio e l’ha lasciato andare».
Tutto questo perché «la donna riteneva il bambino – ha raccontato ancora il pm – affetto dalle stesse gravi patologie di cui soffriva la madre di Natalia, epilessia e schizofrenia. E tutto questo perché nei giorni scorsi il bimbo ha avuto alcune reazioni fisiche alla nascita del primo dentino».
Natalia poi è tornata in albergo: «Anche in questo caso la testimonianza del portiere di notte, che l’ha vista arrivare sola, con abiti e capelli bagnati e assolutamente euforica, è stata determinante», ha detto il pm. La donna è poi tornata nella suite che occupava assieme a suo marito, un broker del petrolio russo che l’ha sposata qualche tempo fa in Florida. «È stato l’uomo, una volta sentita la donna che gli ha raccontato di aver ucciso il bambino – ha detto il magistrato –, a chiamare il 112 per il tramite di un dipendente dell’albergo di madrelingua russa».
In fondo Natalia non ha «confessato» di aver ucciso il piccolo Semyon, avuto da una precedente relazione. L’ha semplicemente ammesso e ne ha anche sottolineato le motivazioni: doveva morire perché avrebbe potuto essere malato. Colta, laureata, sportiva, Natalia Sotnikova non ha pensato che una malattia come l’epilessia deve essere prima diagnosticata dagli specialisti e poi può essere curata.
È tra gli scogli e sul fondo che i carabinieri sommozzatori e gli elicotteri dell’Arma con le pilotine della Guardia costiera stanno cercando da 48 ore nel mare davanti a Bordighera il corpicino del piccolo Semyon.