«Ho fatto centro seguendo il cuore Come Marrazzo con quel pallonetto»

L’intervista a Ermes Galbasini campione europeo di freccette

Come mi sento? Come un generale che ha vinto la guerra. La sua guerra». Il generale in questione si chiama Ermes Galbasini. Lui, la sua guerra l’ha portata accasa il 4 settembre, quando a Santa Susanna in Spagna, ha vinto il Campionato Europeo di Serie A con la Nazionale italiana. Stiamo parlando di freccette. Insomma, Varese, quest’anno è arrivata sul tetto d’Europa grazie a lui; grazie a un calciatese che, tra una birra e l’altra,

ha affinato una mira pazzesca. La finale dell’Europeo giocato contro la Polonia, non ha avuto storia. Anzi, una storia l’ha avuta: «La finale è stata incredibile. Strepitosa, davvero. Io non mi aspettavo di arrivare fin lì, sinceramente. E non mi aspettavo certamente di stravincere la partita che ci ha consegnato la coppa. A un certo punto, i polacchi ci hanno guardato in faccia e hanno dato forfait. La partita è finita prima perché si sono ritirati».

Ma ancora non basta. No. C’è un’altra cosa grandiosa di quella finale. «Questa nostra nazionale, quella della nostra federazione, non ha mai vinto un Europeo prima. E questa cosa mi rende ancora più orgoglioso, più felice. Insomma, è un sogno».

Un sogno che diventa realtà, che diventa tangibile, a portata di mano. Un sogno che puoi quasi toccare, un sogno che è nato dopo la semifinale vinta sull’Austria: «La differenza l’abbiamo fatta dopo quella vittoria. Ci siamo guardati in faccia, avevamo tutti gli occhi iniettati di sangue, ci sentivamo cattivissimi, invincibili. Lì abbiamo capito che quella coppa la dovevamo portare a casa. A tutti i costi». E così è stato, e non poteva essere altrimenti, per il nostro Ermes. Perché dietro,

in terra spagnola, si è portato la sua anima, la sua forza: l’orgoglio per la sua terra. La sua varesinità. «Prima di partire ero preoccupato, teso, sapevo che non sarebbe stato facile. Però, è nei momenti difficili che il cuore di Varese esce fuori. Quel cuore che batte ancora di più quando sei sul filo del rasoio, quel cuore che ti permette di rendere possibile l’impossibile, pensabile l’impensabile. Io ho tirato le mie frecce seguendo il cuore, e non ho sbagliato».

Già, l’orgoglio che Varese conosce bene. Quello stesso che ha permesso a 1500 persone di essere a Besozzo per la prima gara di Eccellenza, contro il Verbano, dopo la rinascita biancorossa.

«Sono tornato in tempo per godermi il mio Varese, è stato bellissimo. E che gol ha fatto Marrazzo in pallonetto? Strepitoso, lui è il nuovo Pavoletti. Quel giorno sono stato felice 2 volte, perché il Varese ha vinto e perché gli amici dello stadio mi hanno fatto i complimenti per la coppa portata a casa». Ma non è finita qui, «Questa sera farò una festa al mio bar, quello dove è iniziato questo pazzo viaggio: il Cocktails and Dreams di Calcinate, chiunque legga questa intervista è invitato. Mi tocca offrire da bere a tutti quelli che mi sono stati vicini. E’ una festa per ringraziare la mia gente».