Sabato sera, alle 17, la Openjobmetis esordirà contro la Brindisi di Meo Sacchetti nel Torneo Quadrangolare organizzato per celebrare i 60 anni di fondazione della Junior Casale. Per Stefano Vanoncini, membro dello staff di Paolo Moretti fin dalla stagione scorsa, non sarà un torneo come un altro: a Casale, infatti, ha allenato per tre stagioni nei primi anni duemila, conquistando anche una promozione dalla B2 alla B1. Una società ed una piazza che gli evocano bei ricordi, anche a distanza di anni: «Ho allenato lì per tre stagioni, ottenendo anche una delle due promozioni della mia carriera. Conservo sicuramente un ricordo positivo di quell’esperienza e tornarci sarà emozionante. Non è la prima volta che accade, ho già rimesso piede altre volte nel palazzetto, però quando torno lì è sempre una grande emozione. Negli ultimi anni so che la società ha lavorato molto sull’idea di celebrare il vissuto della società, perciò all’interno del tunnel che porta dagli spogliatoi al campo è stata allestita una galleria fotografica con tutte le persone che hanno “lasciato qualcosa” alla storia della Junior Casale. Avendo contribuito ad una promozione, c’è anche una mia fotografia sul muro. Avere dunque un riconoscimento sul muro di un palasport, per chi fa questo lavoro, è sempre una cosa emozionante. Ancora non ho avuto modo di vederlo di persona, lo farò sabato; Casale è comunque un posto in cui ho lasciato un pezzo di cuore, ci torno sempre volentieri». E ci tornerà da assistente allenatore della
Openjobmetis Varese; nei giorni scorsi, su Facebook Stefano ha lasciato un messaggio particolarmente emozionante sul suo vissuto alla Pallacanestro Varese, che ci ha colpito e che vi riportiamo integralmente: «Quando esco tardi dall’ufficio e mi ritrovo a chiudere il Palasport, mi sembra quasi incredibile di avere le chiavi del Tempio del Basket, il palasport “Lino Oldrini” di Masnago, Varese». Noi gli abbiamo chiesto di spiegarci queste belle parole, e ci ha risposto così: «Per un allenatore della mia generazione, essere a Varese ha un senso importante. Io da studente liceale prendevo due treni da Bergamo per venire a Varese. All’epoca mai mi sarei sognato di poter allenare a Varese, avere in mano le chiavi del Palazzetto fa ancora più effetto. Scherzando, tra i commenti, un amico mi ha paragonato all’omino del Conad, che si sveglia alle quattro del mattino per controllare che tutti gli scaffali siano a posto». Stefano è alla sua seconda stagione nello staff di coach Moretti, una continuità di progetto che sicuramente aiuta tutti a lavorare meglio: «In termini di lavoro, arrivare da un’annata vissuta assieme, seppur travagliata come quella dell’anno scorso, è un grosso bonus in termini di prontezza. Sappiamo come il coach vuole che vengano fatte le cose, ciò rende più facile e più veloce il lavoro di tutti, snellisce le procedure. Se mi concedete il paragone, siamo una macchina che dopo un anno è più oliata e la conoscenza comune è il lubrificante che fa scorrere tutto molto meglio».