Capitan Luoni. Due parole che oggi, a due giorni dalla prima partita di campionato per il Varese, vogliono dire tanto. Tanto, perché lui, è sceso nel buio dell’Eccellenza, nella grotta angusta del calcio dilettantistico solo per una scelta di cuore. Per amore di quella maglia, di quei colori.
Luoni, si è tatuato il biancorosso sulla pelle, anzi, se l’è marchiato col fuoco del coraggio e della dignità. «Questa è casa mia. Questa è la mia città. Questa è la mia gente – ci dice lui -. Rimanere al Varese era l’unica scelta che aveva un vero senso fare. Non potevo andarmene via così, come se nulla fosse. Per me, oggi, c’è una nuova sfida: riportare il Varese dove merita di stare. Riportarlo in Serie B».
Tutto questo a partire da domenica, un battesimo di fuoco nella tana del Verbano, nella “Bombonera” di Besozzo. Una partita tanto difficile, quanto sinonimo del cammino che aspetta i biancorossi quest’anno. «Noi siamo il Varese, ma non dobbiamo scendere in campo con presunzione. No. Dobbiamo giocare sapendo solo due cose: che lo facciamo per la nostra gente, i nostri tifosi, e che gli altri proveranno a distruggerci sempre. Contro di noi faranno la guerra. E se pensiamo di essere superiori, anche solo per un secondo, abbiamo già perso. In questa categoria dovremmo battagliare fino all’ultimo uomo, partita dopo partita. Dobbiamo essere uniti: questa sarà la nostra forza, e sapere che domenica non sarà per nulla una passeggiata, anzi».
Perché in ogni guerra da affrontare c’è sempre bisogno del condottiero giusto per vincere, ci dice Luoni: «Mister Giuliano Melosi è un allenatore preparato. Uno che mette sempre grinta, in tutto quello che fa. Quella è la sua forza, quella è la nostra di forza. Ci ha fatto capire che dobbiamo essere pronti a tutto, che quando scendiamo in campo dobbiamo dare tutto, altrimenti…».
Altrimenti sarà dura, viste anche le assenze nel centrocampo dei biancorossi, che hanno costretto i Melosi boys a dare ancora di più per portare a casa i risultati di Trezzano e Barzanò, che sono valsi il passaggio di turno in Coppa Italia. «Vedete, l’unione di questo gruppo è incredibile. Giochiamo assieme da poco eppure ci troviamo tutti a meraviglia. In quelle due partite abbiamo dovuto sopperire a delle assenze importanti. E questa è solo una delle
difficoltà che abbiamo già incontrato e che incontreremo. Diciamo che spesso in queste categorie i campi non sono proprio il massimo: magari sono piccoli e non perfetti. Poi, ci sono i giocatori, che non hanno certamente la qualità della Serie B, ma quei campi li conoscono a memoria, come le loro tasche. Quei giocatori danno tutto, lottano, picchiano duro. Per noi la Coppa Italia è un obiettivo importante, perché anche da lì passa la promozione in D».
Promozione, che passa anche dal cuore dei suoi tifosi. «Sono strepitosi – dice Luoni sorridendo -. Lottano in Eccellenza come in Serie B, e lo fanno solo per amore. Io, anzi noi, in campo li sentiamo e ci danno una carica pazzesca, incredibile. Quando tutto sembra crollare giù, basta voltare la testa in tribuna per un secondo, guardarli, per trovare la forza che ti fa dare quel qualcosa di più, che ti spinge a tirare fuori l’impossibile. L’altro giorno, contro la Luciano Manara, erano su quella tribunetta a cantare sotto il diluvio, a petto nudo, per tutto il tempo. Per me quella è l’immagine del Varese. Quella è la sua vera forza, la sua ultima risorsa prima dell’abisso. Quindi noi dobbiamo giocare per loro, per ringraziarli di essere così speciali, così presenti. Ecco perché la fascia di capitano che porto al braccio mi riempie d’orgoglio, è un’emozione che non posso spiegare a parole, perché so che rappresenta la mia gente. La gente del Varese».