I Baustelle fanno sold out a Varese. Un caleidoscopio di melodie a teatro 

Un’esibizione coinvolgente con poche parole e tante canzoni

Baustelle in tecnicolor al “raduno degli ex liceali”.

È cresciuto coi pezzi di Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi, il popolo del sold out – 1200 posti occupati in buona parte da 30/40 enni – che sabato sera ha seguito la prima tappa del tour “L’amore e la violenza”, al teatro Openjobmetis di Varese.

Una maturazione dalla perdita dell’adolescenza alla prima consapevolezza dell’età adulta, che i fan si sono goduti in una sorta di “Il sussidiario illustrato della maturità” della band, contraddistinto dal consueto stile, eleganza e da un tocco di pessimismo “leggero”.

Un disco davvero “oscenamente pop” con una musica che non si vergogna di esibire la propria libertà e qualche strizzata d’occhio all’elettronica, zeppo di canzoni orientate alla freschezza e al ritmo degli esordi in un brusco capovolgimento rispetto al penultimo album “Fantasma”.

Esperienza e autorevolezza, ma anche una sorta di levità controllata ha creato un caleidoscopio di melodie sottolineate da tastiere e pianoforte, chitarre elettriche e non, mellotron e sintetizzatori. Nella cifra stilistica del gruppo ci sono ancora le citazioni più diverse, da Jarvis Cocker a Battiato.

Cinque musicisti hanno supportato sul palco il trio di Montepulciano nelle diverse postazioni musicali, immersi in una scenografia dal sapore vintage e sottolineata da una ricercata regia luci. La pragmatica e coinvolgente esibizione poco ha lasciato alla conversazione: «Varese è caliente» è praticamente l’unico commento che Bianconi si lascia scappare a metà spettacolo. La scaletta della prima parte era incentrata sull’album nuovo da “Love” in giù: tra “l’idiozia di questi anni” de “Il vangelo di Giovanni”, alla riuscittissima “Amanda Lear”, passando per “Betty”, “La musica sinfonica”, fino a “Ragazzina”.

La seconda parte è stata una carrellata di pezzi storici: “Monumentale”, “Charlie fa surf” con poco pepe, “Un romantico a Milano”, “La canzone del parco”’, “La moda del lento” o “La canzone del riformatorio”. Bianconi ha poi regalato una versione voce e tastiere di “Bruci la città” scritta per Irene Grandi.

In chiusura il pubblico, in standing ovation da “La guerra è finita”, ha richiesto a gran voce i bis, concessi con “Il Futuro” e “Le rane”. Chissà se tanti incontrandosi all’uscita avranno citato proprio quest’ultimo pezzo: «che fine hai fatto, ti sei sistemato, che prezzo hai pagato, che effetto ti fa, vivi ancora in provincia, ci pensi ogni tanto alle rane?».