«Il dormitorio per i clochard? Non si farà». Ad ammetterlo in consiglio comunale è l’assessore ai servizi sociali Mario Cislaghi.
Che anticipa ogni possibile polemica sull’ormai annosa vicenda del rifugio invernale per i senzatetto, di cui si discute ormai da anni, dopo che i Lions Club di Busto Arsizio avevano messo sul piatto l’offerta di occuparsi della ristrutturazione di uno stabile messo a disposizione dall’amministrazione comunale per questa finalità.
Nel bilancio comunale sono stati stanziati diecimila euro per le esigenze legate all’emergenza clochard, «una cifra in linea con quella spesa lo scorso anno», sottolinea l’assessore. Si riferisce agli interventi messi in campo lo scorso inverno con Agesp per eseguire la pulizia dell’atrio, della sala d’aspetto e dei servizi igienici, che Rfi (la società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa della gestione del patrimonio, incluse
le stazioni) aveva concesso in utilizzo alle associazioni di volontariato della Rete Volare per l’assistenza ai senzatetto. «In questo momento però – aggiunge Cislaghi – non è nostra intenzione pensare alla creazione di un dormitorio vero e proprio, ma stiamo lavorando per addivenire ad una soluzione degna di questo nome, in accordo con Rfi. So che queste mie parole verranno criticate, ma le condizioni attuali sono queste».
I contatti in questi mesi sono proseguiti, a partire dall’accordo di massima che era stato raggiunto con la società del gruppo Fs, disposta a concedere alcuni locali oggi inutilizzati (e inagibili, quindi da ristrutturare) del complesso della stazione centrale (l’ex pesa) in cambio di un canone di affitto annuo di 7500 euro.
Ma quell’accordo, che avrebbe aperto le porte alla possibilità di istituire il dormitorio, non si è mai concretizzato, in quanto tra Comune e associazioni della Rete Volare non si è raggiunto un compromesso sulla gestione pratica della struttura.
Il Comune intendeva affidarla direttamente ai volontari, mentre la Rete Volare si aspettava che fosse a carico dell’amministrazione. Così ora l’orientamento dell’assessorato ai servizi sociali è quello di individuare una soluzione-tampone simile a quella dello scorso anno, confidando nel fatto che Rfi possa mettere a disposizione gratuitamente alcuni locali ad hoc da destinare allo scopo: si garantirebbe la necessaria assistenza ai clochard (quelli “stabili” peraltro si conterebbero sulle dita delle mani) senza ulteriori investimenti e risorse.
© riproduzione riservata