Capita talvolta, sfogliando un vecchio quaderno o guardando tra le pagine di un libro una vecchia foto da ragazzi, di ritrovare quelle stesse emozioni che provavamo un tempo. Suggestioni del passato che ritroviamo anche nelle poesie giovanili di , “Percorsi gli specchi dell’anima” scritte negli anni 60 – 70 ma pubblicate solo nel 2006, con DIALOGOlibri, che ritraggono, con grazia, momenti ormai perduti, giovinezze sfuggite ormai dalle mani, nei luoghi in cui il poeta è nato e cresciuto. A Cabanetti di Bonate Sopra in provincia di Bergamo, Alfredo Maestroni è nato nel 1943 e si è trasferito, poi, all’età di sei anni, nella provincia varesina, a Bèrgoro di Fagnano Olona, poi a Malnate, dal 1982.
Sin dall’età giovanile, Maestroni ha coltivato, da autodidatta, la passione per la poesia in forme sempre più raffinate ed eleganti. A Fagnano Olona Maestroni si è fatto promotore della diffusione della poesia attraverso serate al Circolo Culturale L’Alba, di cui è presidente. «Quando, sepolti in scatoloni polverosi depositati in soffitta, il caso riporta alla luce cartigli ingialliti con le poesie giovanili di qualche anziano familiare, ne deriva una giustificata emozione mista a curiosità – scrive il professor nella bella Prefazione al volume – Il tutto si conclude con una sensata operazione di disconoscimento, a volte di distruzione, delle ingenue poesiole per mano degli stessi autori: nonni, padri, madri o zie che, vergognandosi della loro debolezza amorosa di un tempo, avrebbero preferito mai aver scritto quei versi”.
Non è questo il caso di Alfredo Maestroni in cui si ritrova la stoffa del poeta che diventerà: «diciottenne e appassionato di poesia che, in completa solitudine, forte soltanto delle scarse reminiscenze scolastiche e di alcuni volumi di autori allora in voga, ma non ancora divenuti dei classici (Ungaretti, Montale e Quasimodo) assimila in maniera quasi naturale, prerogativa riservata ai giovani talenti, gli elementi essenziali di quella “poesia pura” predicata dalla corrente ermetica e ormai alla fine della sua gloriosa parabola».
Nelle poesie ritrovate di Maestroni si scorge il fascino dei luoghi che hanno colorato la sua giovinezza, come lui stesso confessa: «scorrono davanti agli occhi i luoghi dell’infanzia e della gioventù, dei giochi, dell’oratorio, luoghi che per uno strano gioco del destino ho ritrovato poi da “grande” in altra veste: la Valle Olona, la vecchia ferrovia della Valmorea, la stazione abbandonata, i suoi viaggiatori immaginari… come un flash gli amici di allora (che non ho più), le interminabili sere d’estate nella vecchia cortaccia (“curtascia”) vissute con stupore bambinesco per la “machina dul bati” (trebbiatrice) che ansimava, rumorosa, incalzata da uomini rudi, schietti, da mio padre».
E ancora: «il ristoro dell’acqua fresca e “miracolosa” raccolta alla fontanella di mezza costa della Regina Manigunda, la neve d’inverno, i passeri sul fienile, quella vita raccolta, semplice, scandita…».
Emozioni fugaci, “di questa notte/rimarranno briciole”, mentre si odono “passi felpati/al dolce suono dell’Ave Maria/rallegra/E una preghiera sale/con la campanella/poi lunghi silenzi”. Pennellate di un quadro agreste che si ritrova arricchito, ma non mutato, nella recente antologia lirica “La memoria ineguale”, pubblicata da LietoColle. Una raccolta poetica che, tra i diversi riconoscimenti ricevuti, ha conquistato anche il primo posto, all’unanimità, al premio nazionale di poesia e narrativa “Il Golfo”, XXIII edizione del 2017, all’interno della sezione poesia edita.
«Maestroni istintivamente non va a fondo, non va dritto allo scopo che forse neppure lui conosce – registra acutamente Manrico Zoli, autore ancora una volta della prefazione al nuovo volume – ma ha compreso che sono le digressioni, il vago, il controluce, l’indeterminato, la distanza spaziale e temporale dalle cose dette e non dette che conducono ed educano il lettore alla poesia in quanto forma espressiva d’arte che, pur contemplando elementi etici, deve essenzialmente avere in sé una finalità estetica».
Oltre alle due poesie dedicate alla sorella “ancella di Dio”, filo rosso di entrambi i volumi, segno di una profonda ammirazione per la scelta vocazionale, si trova il profondo amore per terra natia, “Terra madre”, nella sua potente suggestione, che accompagna, una per una, tutte le liriche della raccolta.