I metalmeccanici a Varese temono l'”effetto Fiat”

BUSTO ARSIZIO L’effetto Fiat, ovvero divisioni nel sindacato, e l’incubo precarietà? Lo temono anche in provincia di Varese i delegati Fiom.

Una preoccupazione espressa dal segretario nazionale Maurizio Landini alla fine dei lavori alla riunione dei metalmeccanici della provincia di Varese, ieri mattina: «Non rischia di saltare solo l’auto. Informatica, elettrodomestici…». E raccolta dai delegati che escono da sala Caproni con la convinzione di non n essere dei fanatici idealisti.

Non avere stretto accordi separati, come sottolineato più volte dal segretario generale della Fiom e chiedere la democrazia in fabbrica, significa credere nell’unità sindacale e nelle primarie anche in azienda. «In Bticino (1.200 dipendenti) non ci sono problemi di questo tipo perché tutti gli accordi sono passati in assemblea

e sono stati votati, ma potremo averne con le elezioni Rsu». La precarietà del lavoro, altro tema forte sollevato da Landini, qui non esiste «o meglio, è già scomparso», precisa Cosenza. «Dal 2008 ad oggi abbiamo perso 500 lavoratori, la stragrande maggioranza giovani con contratti a tempo determinato».

Serve tenere alta la guardia, anche in provincia di Varese dove il metalmeccanico è un settore trainante, e anche con grosse aziende. «Se arriva un altro contratto nazionale di lavoro separato, il rischio è una nuova voragine», afferma Raffaele Elia, Fiom Agusta Westland (4 mila lavoratori).

Neanche in Whirpool si accettano attacchi ai diritti dei lavoratori.
Qui la crisi è pesata molto, e la delocalizzazione pure: «In dieci anni sono stati persi 1.500 posti di lavoro», annota Matteo Berardi, delegato Fiom. «I lavoratori hanno paura, guardano alla fine del mese e non cercano più di capire il futuro».
E cambiano anche i pensieri, le preoccupazioni, di fronte a queste incertezze: «Qualche anno fa si pensava agli studi del figlio o a dove poter comperare casa, oggi c’è il problema di come sostenere i costi del vivere quotidiano».

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m.lualdi

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