Nell’epoca del silenzio biancorosso noi iniziamo a dare i numeri. No, non come al solito: questa volta sono numeri veri, le uniche cifre disponibili di questa tanto attesa e pubblicizzata ricostruzione che per ora non ha prodotto alcunché di concreto.La situazione della Pallacanestro Varese è la stessa di un mese e mezzo fa: se è vero che in mezzo ci sono state
esclusivamente voci, è forse allora il caso di dare la precisa dimensione di questo tempo trascorso invano. Conterà il risultato finale? Senza dubbio, ma conta anche capire come si arriva alla meta, quali sono le scelte che permettono di approdarvi e quali le vittime che si lasciano per strada. La risposta per ora è il silenzio? E allora noi diamo i numeri.
Stefano Coppa, 14 maggio 2015: «Non ci sono solo Iozzelli e Alberani in ballottaggio per il ruolo di prossimo direttore sportivo. La società ha contattato 8 manager complessivamente».
Dopo un mese di attesa l’uomo nuovo non è ancora arrivato e pare lecito a questo punto domandarsi chi siano stati gli altri cinque oggetto delle attenzioni di Varese (il sesto è Bruno Arrigoni).
Davvero nessuno degli otto poteva rappresentare una valida alternativa ai due maggiori indiziati? Davvero, tra questi, non c’era nessuno in grado di liberarsi subito e di iniziare a operare con altrettanta celerità per il bene di una società uscita sconquassata dall’ultimo campionato, magari sfruttando il mese di vantaggio sulle altre realtà derivato dai pessimi risultati sportivi dell’ultimo campionato?
Sono anche i giorni trascorsi dall’incontro con lo stesso Arrigoni, nell’ormai celebre meeting al casello di Legnano. Ecco: Brunetto da Milano sarebbe stato proprio uno di quelli di cui sopra, la figura che avrebbe evitato di trascinare la situazione al nulla odierno. Invece è entrato a far parte della sala d’attesa biancorossa, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Si consoli: è in compagnia di un bravo e corretto allenatore.
Sono i dì passati da quando Giulio Iozzelli – con un comunicato ufficiale – si è tolto dalla corsa di cui sopra. Con lui sembrava fatta: innamoramento societario abbondantemente trapelato, conseguente nome sparato sui giornali, allenatore (Moretti) pronto a seguirlo. Poi il clamoroso annuncio: «Rimango a Pistoia». Perché? Chi l’ha deciso? Due delle tante domande cui ci piacerebbe avere risposta, prima o poi.
Sempre di giorni si scrive: era il 25 maggio quando Nicola Alberani salì agli ultimi piani di piazza Monte Grappa per confrontarsi con il consiglio di amministrazione della Pallacanestro Varese. Accordo trovato, si disse, è lui il nuovo occupante della scrivania più chiacchierata della primavera.
Diciotto giorni dopo perché è ancora bloccato a Roma? Ci si può pure fidare di chi asserisce che lo stesso stia già lavorando per Varese (e costoro sono sempre di più), ma il mutismo su questa situazione (sia da Roma che da Varese) appare incredibile. Le trattative sono lunghe e complicate e vanno condotte nel silenzio? Vero, ma la regola deve valere fin dall’inizio e così non è stato.
I primi due numeri rappresentano sono la quantità di 24 ore superate rispettivamente dall’ultima conferenza stampa del presidente Coppa e dall’ultima volta che ha risposto alle chiamate de La Provincia.
Stralci presi dalle due occasioni: «Caja sarà la prima scelta della società, voglio solo che si sieda al tavolo con il nuovo direttore sportivo»; «Il ds? Fine maggio, e il nuovo allenatore entro metà giugno».
Al di là del ritardo sulla tabella di marcia ormai palese, perché permettere che si facessero mille nomi di allenatori nel frattempo, senza quasi alcuna chiamata di rassicurazione allo stesso Caja? Il 33 dice che tanto è passato, poco più di un mese, dalla fine del nostro campionato: è da quel giorno che “Artiglio” aspetta la risposta, fosse anche solo un no.
Il 19 febbraio si dimetteva Francesco Vescovi: Varese – al di là dell’interim del bravo Max Ferraiuolo – è senza una figura fondamentale in qualsivoglia struttura sportiva da ben 114 giorni. Bene ma non benissimo.
Sono gli abbonati della stagione 2014/15. Giova ricordare che sono loro i destinatari ultimi di ogni scelta, ogni attesa, ogni silenzio. Non è un numero cristallizzato, può anche scendere. E di molto.