Magic Star bis: condannato a cinque anni e cinque mesi per truffa ed estorsione.
Il processo nato da una costola dell’indagine principale che aveva già messo nei guai il luinese di 48 anni patron dell’ormai famigerata Magic Star ovvero la società che gestiva i servizi di cartomanzia che un tempo andavano in onda sull’emittente VareseSat, ma anche su Sky.
La vicenda è ormai notissima: Cugnasco era accusato anche in questo secondo processo (iniziato nel settembre 2011) di aver fatto i quattrini sfruttando la debolezza e la credulità della povera gente. Di aver succhiato, come moderni vampiri, soldi e speranze a persone che già vivevano in condizioni di grave disagio psichico. Di essere, insomma, una sorta di in salsa varesina. Con lui sono finite davanti ai giudici le sedicenti maghe e cartomanti, collaboratrici dell’azienda specializzata nello scrutare il passato, il presente e il futuro, e nell’allontanare il male da chi si rivolgeva a loro in cerca di aiuto.
Gli altri imputati sono: , classe 1945, residente a Brusimpiano; (che si faceva chiamare Morgana), nata a Carbonara di Bari nel 1965; la tradatese di 43 anni ; la gallaratese (Lilly), classe 1972; e la milanese (detta Sharon), di anni 52.
Le condanne a carico delle maestre dell’occulto spaziano da un anno a un anno e due mesi, mentre per Favini e Ballacci è intervenuta la prescrizione. Per l’accusa la squadra di scrutatrici del destino ha un ruolo secondario: l’imputato principale è sempre stato Cugnasco. Il processo ha visto sfilare le vittime in aula; ciascuna con la sua storia. Dall’infermiera che si era affidata «alla Silvia» (così si faceva chiamare Bossi) perché stremata dopo il divorzio da un uomo che la picchiava.
«Mi sentivo accolta, mi sentivo capita – ha raccontato l’infermiera – la Silvia mi diceva che se avessi fatto come mi diceva lei, i miei problemi sarebbero spariti e avrei incontrato un’altra persona». Per cacciare le «negatività» dalla casa la signora doveva compiere ogni giorno, per un mese, un bislacco rituale.
Una procedura che sarebbe costata alla signora, nel corso del tempo, circa 20 milioni di lire (si era nel 2000). A un’altra donna era stato dato un amuleto per combattere il male che però doveva essere “ricaricato” ogni sei mesi circa alla “modica” cifra di 300 euro per volta.
E chi non ce la faceva a pagare? L’infermiera ha denunciato di aver incontrato una volta Cugnasco. E questi l’avrebbe intimorita dicendole che avrebbe adito le vie legali per portarle via la casa e pignorarle un quinto dello stipendio.
Altri raccontano di essere stati minacciati dalla “maga” di turno: se non avessero pagato, le negatività che li affliggevano si sarebbero scatenate. Ieri il primo grado, scontato il ricorso in appello. Cugnasco era già stato condannato nel 2008 a 40 mesi di carcere.
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