Napoli, 28 mag. (Apcom) – Il clan Sarno è ormai una delle realtà
criminali che non trova più ostacoli nella sua politica di
espansione avendo raggiunto il controllo indiscriminato e
totalitario, diretto e indiretto, dell’intera zona vesuviana fino
al confine con la città di Nola. Un’organizzazione che aspira a
diventare nel napoletano quello che i Casalesi rappresentano in
provincia di Caserta. Questo quanto emerso nel corso di mesi di
lavoro investigativo condotto dai carabinieri e dai magistrati di
Napoli che, questa mattina, ha portato a 64 ordinanze di custodia
cautelare 61 delle quali eseguiti nel corso della notte. I reati
contestati vanno dall’associazione per delinquere di stampo
mafioso, all’estorsione, all’usura, al traffico e spaccio di
sostanze stupefacenti, prevalentemente importata dalla Spagna, ad
armi e fittizia intestazione di beni e attività imprenditoriali.
“In sostanza – scrive il gip nel provvedimento – si è al cospetto
di cellule di un organismo unico”, si ha l’impressione che i
Sarno vogliano proporsi come “cupola egemone seguendo gli schemi
dei Casalesi a loro volta ispirati dalle mafie calabresi e
siciliane dei mandamenti e delle `ndrine”. Un clan ormai egemone
su gran parte della provincia interna di Napoli e con estensione
in altre zone, sia della stessa città che dell’hinterland
attraverso un’organizzazione che può definirsi `stellare’ con un
nucleo centrale dal quale si diramano altrettante emanazioni.
L’operazione `Biancaneve’ è la logica prosecuzione di un’altra
attività d’indagine denominata `The End’ che portò, tra il 2007 e
il 2008, all’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare nei
confronti di esponenti di spicco dei clan
Artistico-Terracciano/Orefice e Fusco-Ponticelli di Cercola. I
militari sono riusciti a ricostruire le dinamiche camorristiche
che, attraverso “sottili giochi di potere”, hanno permesso al
clan di rimanere in auge controllando il traffico di droga, usura
ed estorsioni. Rapporti, a volte anche sotterranei e di
contrapposizione con chi era stato fino a poco tempo prima
“nemico
giurato”, pur di raggiungere i propri obiettivi.
Nel corso degli anni, il clan Sarno, capeggiato dai fratelli
Vincenzo e Giuseppe Sarno, con base nel Rione De Gasperi del
quartiere Ponticelli a Napoli, è riuscito a unire a sé una serie
di gruppi minori del vesuviano, alcuni dei quali in passato anche
rivali: gli Artistico-Terracciano/Orefice di Pollena Trocchia e
Somma Vesuviana e i Terracciano di Cercola oltre ad assoggettare
Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio grazie all’intervento
di Ciro Mancuso, cognato di Vincenzo Sarno.
Un controllo del territorio che viene definito dagli inquirenti
“assoluto” documentando un’attività estorsiva che registra “una
frequenza e una capillarità impressionanti che non risparmia
alcuna attività economica e che strozza il mercato in una morsa
mortale”. Pizzo in tre rate da 7mila euro da versare a Natale,
Pasqua e Ferragosto per i commercianti mentre gli imprenditori
erano costretti a versare il 5% dei propri introiti agli uomini
del clan. Una “ferrea imposizione di tangenti” che non conosce né
“sconti né pietà”.
Un vero e proprio `antiStato’ in cui lo Stato “è tenuto fuori, la
giustizia è domestica e amministrata dai camorristi” ed è proprio
a loro che si rivolgono le vittime di scippi, rapine e furti
d’auto. Ed è sempre a loro che si chiede per poter ottenere un
alloggio nelle case popolari, vero e proprio `business’ per
conquistare consenso sul territorio.
Ma il gruppo che gravita attorno ai Sarno è riuscito a
controllare le zone del vesuviano e dell’area orientale di Napoli
anche attraverso la gestione, diretta o indiretta, di due
distributori di benzina del quartiere napoletano Ponticelli e di
racimolare denaro `lecito’ attraverso l’imposizione di servizi di
vigilanza offerti dalla cooperativa con sede a Portici, `La
Vedetta’. Società tutte e tre sequestrate questa mattina dalla
polizia.
Un clima di vero e proprio assoggettamento, un clima “criminale”
e “terrificante” che “annienta e annichilisce” chiunque voglia
denunciare anche quando si è costretti a chiudere i propri
esercizi commerciali o le proprie aziende per aver subito
intimidazioni, aggressioni o richieste estorsive.
Ma il clan Sarno non è solo potere economico, ma anche violenza
nei confronti degli avversari. Feroce l’episodio dell’omicidio di
`Vincenzo banana’ per il quale Vincenzo Sarno chiese come
suggello della morte il dito indice della mano destra. “Un orrido
feticcio che – scrive il gip – neppure il killer Nunzio Boccia ha
il coraggio di amputare e che fa riaffiorare gli incubi delle
notti d’infanzia, ricordando la favola di Biancaneve”.
Psc
MAZ
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