L’estetica del sorriso appare sempre più una sorta di biglietto da visita. L’erosione dentale è un fenomeno in evidente aumento. Ritornare ad avere un sorriso perfetto, migliorando anche la nostra autostima, è possibile. A spiegarci quali sono le tecniche utilizzate per effettuare un restauro delle arcate dentali sono gli esperti dei Poliambulatori Odontoiatrici Dental Life, presenti nella nostra provincia che ci sottopongono il caso di un paziente trattato da poco dal . «Un uomo di 48 anni si presenta alla nostra attenzione per una riabilitazione estetico-funzionale delle arcate dentarie. La sua lamentela principale era relativa al deterioramento dei suoi denti anteriori. L’esame clinico rilevava che il paziente aveva una forte erosione dentale generalizzata che coinvolgeva i denti anteriori e posteriori. Tutti i denti erano vitali e non sensibili alla temperatura. Il paziente non portava un bite occlusale e non collegava il suo problema dentale a bruxismo».«Durante la prima visita, sono state eseguite fotografie, radiografie, impronte delle arcate e é stato rilevato l’arco facciale. Il paziente ci ha chiesto, se possibile, che la riabilitazione venisse eseguita nella modalità più conservativa possibile e lasciando i denti vitali. Abbiamo appurato che la forte erosione dentale era riconducibile ad abuso di sostanze acide e parafunzioni occlusali. Mediante tecnica “Digital Smile Design” (Dsd) abbiamo quindi misurato l’entità della perdita di sostanza relativa ai denti frontali, paragonando gli stessi a misure in proporzione aurea. Guidati dalla “ceratura digitale” (Dsd) abbiamo montato i modelli in gesso in articolatore, e abbiamo proceduto alla ceratura del gruppo frontale. A questo punto il
gruppo diatorico è stato rialzato arbitrariamente di conseguenza».«Il risultato è un rialzo occlusale distribuito ad entrambe le arcate dentarie. Questa progettazione virtuale ha necessitato poi di una prova in vivo. Si è poi realizzata una placca di rialzo occlusale sulla base del rialzo empirico eseguito nella ceratura. Abbiamo consegnato quindi al paziente la placca, invitandolo a portarla tutto il giorno per 1 mese. Al controllo il paziente non ha segnalato nessun disagio derivante da questo aumento di dimensione verticale». «Abbiamo allora proceduto ad un ulteriore controllo, stampando dei provvisori che ci permettessero di valutare estetica, dimensione verticale e fonetica. Questa ulteriore fase è durata per altri 2 mesi, al termine dei quali abbiamo ottenuto la conferma che la nuova dimensione verticale era ben tollerata. Avevamo quindi ora tutte le indicazioni per procedere alla finalizzazione del caso». Dopo aver sostituito le otturazioni precedenti con un materiale indicato per procedere con la fase finale dell’intervento, «abbiamo effettuato un rilievo dell’impronta e abbiamo ristampato il provvisorio al paziente. All’appuntamento successivo siamo intervenuti con la cementazione dei manufatti sotto diga». «Il gruppo frontale è stato preparato previo build up in composito e successiva preparazione degli elementi, al fine di enfatizzare il poco smalto presente. Anche in questo caso la seduta è terminata con la presa dell’impronta». «Abbiamo ristampato nuovamente il provvisorio tramite mascherina in silicone, costruita sul mock up in cera e fissato un nuovo appuntamento, durante il quale abbiamo effettuato la cementazione in diga dei sei restauri secondo le identiche modalità utilizzate per i posteriori».