In un periodo caratterizzato dalle vane parole, c’è bisogno di chi si sporca le mani. Perché, mentre la cicala canta e si gode il caldo dell’estate, la formica lavora ed accumula il grano per l’inverno. E ad ottobre arrivano gli ultimi giorni per accumularlo, il grano. Giorni difficili, ma bellissimi. Perché per quel grano la gente è disposta a metterci il cuore. Nel suo piccolo o nel suo grande. A portare un chicco oppure una pannocchia rigonfia. Ciò che Isaac Rosemberg, poeta inglese che ha dato la vita durante la prima guerra mondiale, chiama “heart’s dear granary”, il caro granaio del cuore. E ogni dì quel granaio viene riempito da qualcosa. A fine ottobre è stata la volta dell’Associazione Tifosi Varese Calcio. Una raccolta di materiale con l’intento – e che intento – di donarlo all’ “heart’s dear granary” delle persone colpite dal sisma del 24 agosto. Ma la solidarietà aveva già portato a termine la sua missione: le tendopoli del Centro Italia non avevano infatti più bisogno di generi alimentari, quantomeno nell’immediato. Tuttavia, il bisogno è proprio come l’amore: non finisce mai. Ecco che allora si è pensato di dirottare i frutti della raccolta verso Varese, lasciandoli sulla soglia degli Angeli Urbani in cui ha militato la grandissima tifosa Yvonne. Divisa blu e cappello rosso, gli Angeli sorvegliano chiunque si aggiri in Varese e abbia bisogno di un letto, di un pasto o, più semplicemente, di affetto. 14012 persone (dati aggiornati al 30 settembre) hanno ricevuto un pasto caldo da questi
uomini e queste donne. Un quarto di Legnano, per intenderci. Italiani e ucraini per la maggior parte, ma anche marocchini e rumeni. Tante persone con così tante storie da raccontare, anzi con mille e una in più: quella degli Angeli Urbani. Ma dopo questo gesto, sarebbe davvero il caso di far conoscere gli Angeli a tutta la popolazione varesina. Farli conoscere innanzitutto per quello che sono: persone semplici, che lavorano nel silenzio. Persone che dalla morte di un clochard hanno deciso di salvarne tante altre. Persone che dedicano tempo al mercatino di autofinanziamento (a fianco della loro sede, in piazzale Trieste a Varese, vicino alle Ferrovie dello Stato). Persone che regalano anche 24 ore per assistere altre persone. In quell’heart’s granary concesso loro dal comune che, ci raccontano, «sembrava enorme ma ora è piccolissimo». Persone che davvero meriterebbero maggiore pubblicità. E allora lanciamo la nostra (piccola) proposta: perché non invitarli al Franco Ossola? Per assistere ad una partita – non abbiamo citato la città lilla a caso: magari proprio il 2 aprile per Varese-Legnano – e per fermarsi al terzo tempo. Perché tra un panino con la salamella ed una birra si può conoscere davvero una delle realtà di volontariato più belle della nostra città. Perché magari così ci ricorderemo più facilmente anche di loro. Con un aiuto concreto, per aiutarli ad aiutare. O forse semplicemente perché di angeli in cielo dalle parti del Franco Ossola ne abbiamo tanti. Ed ora è il momento di chiamarli in terra. Per farci prestare le ali.