Un’ottima annata, direbbe un sommelier. Il vino in questione si chiama Canottieri Varese, un vitigno classe 1927, che con alterne fortune vive e prospera alla Schiranna. Il 2014 è da ricordare e il perché ce lo spiega Luca Broggini, giovanissimo direttore sportivo gialloazzurro, un passato da atleta nel club (con breve migrazione andata-ritorno dai cugini della Gavirate) e un presente – appunto – da dirigente.
Broggini parte dai momenti-chiave della stagione gialloazzurra. «Scelgo le sei medaglie ai campionati nazionali – attacca -, la vittoria al Festival dei Giovani, il bronzo ai mondiali junior di Nicoletta Bartalesi e, roba dei giorni scorsi, la vittoria del Trofeo d’Aloja». Che cosa manca? «Un canottiere al maschile in nazionale. Tempi? Ragionevolmente, possiamo metterlo in nota per il 2016».
Partiamo dal d’Aloja: ogni anno la Federcanottaggio stila una classifica a punti e premia la miglior società in ambito giovanile/pre-agonistico. Che la Varese sia al top a livello giovanile non è un segreto. Ci sono un nome e un cognome: Guido Ferrario, da anni il responsabile dell’avviamento al remo (affiancato negli ultimi tempi da Omar Callegari). È Broggini a spiegarci chi sia Guido Ferrario: «Semplice: è il papà sportivo di ogni canottiere a Varese. È un signore che nel ’95 si è inventato la squadra giovanile, uno che andava e va per le scuole a raccontare che cosa sia il canottaggio. Non so quale sia il suo
segreto: lui ha una parola buona per tutti ed è capace di farti mettere in gioco. Mi spiego: è il tipo di persona che, se non sai cosa fare, ti convince a provare a remare alla Schiranna. E non ti blandisce, non ti adula: vuole solo che tu ti diverta. Per dire: quando nasce un gruppo, lui porta tutti questi ragazzini in barca, da subito, li schiera uno a fianco a l’altro e li fa remare. È come si ti dicesse: andiamo tutti insieme all’assalto del lago di Varese. Ultima cosa: non è geloso delle sue conoscenze e sta facendo crescere al suo fianco Omar Callegari».
Varese prima società tra i giovani, Gavirate prima nelle categorie agonistiche. Mettere insieme le forze? «Non è che se Milan e Inter arrivano seconde – dice Broggini – si mettono insieme per puntare al primo posto. Ognuno ha la sua storia. Però, abbiamo fatto e faremo tante cose insieme, sul piano logistico e pure su quello sportivo. Per esempio, abbiamo formato equipaggi misti per alcune selezioni». Se non è questa la strada più corta per far sì che i big restino a vogare nei club varesini, come si può fare? Cioè: se l’astro nascente Nicoletta Bartalesi, pezzo forte dell’artiglieria gialloazzurra, volesse remare per lavoro, la Varese avrebbe le risorse per farlo? «Servono soldi – risponde Broggini -, la questione è solo economica. È un problema che hanno tutti i club, da nord a sud; solo i corpi militari se la cavano. Io dico da tempo che c’è lo spazio per qualche sponsor che possa essere sedotto da ciò che siamo e che rappresentiamo». Che cos’è, quindi, la Canottieri Varese? «La casa del canottaggio a Varese. Dico di più: è come fosse lo sport a Varese, e gli eventi mondiali che ospitiamo in queste stagioni sono solo un aspetto di questa storia. I nonni di chi voga oggi ricordano il mitico otto gialloazzurro che vinceva ovunque a fine anni ’40; ai nostri ragazzi raccomandiamo: siamo la Varese, da quasi novant’anni, andate in barca a prendetevi quel che volete. Non è obbligatorio vincere; c’è piuttosto da esser coscienti di esser parte di una storia e di una famiglia».