Il caso Livingston unisce Lega e Pd

CARDANO AL CAMPO Il caso Livingston sbarca per la seconda volta nell’aula di Montecitorio e approda in Regione Lombardia. Domattina (giovedì 21 ottobre) dalle 10 alle 13, davanti al Pirellone, un presidio di lavoratori darà di nuovo voce e corpo alla protesta che da una decina di giorni sta occupando i 498 dipendenti della compagnia aerea italiana privata rimasta a terra, senza più aerei e proprietà. Ma con tutte le carte in regola – lavoratori, competenze e operatività

– per rimettersi in volo anche subito.
Il presidio servirà a spronare la Regione ad essere parte attiva nel rilancio del vettore, «favorendo l’arrivo di nuovi possibili investitori e intervenendo verso altri soggetti istituzionali, in primis il ministero dello Sviluppo eocnomico», dichiara Nino Cortorillo, segretario generale della Filt Cgil Lombardia.
Intanto Daniele Marantelli (Pd) e Marco Reguzzoni (Lega Nord) sono intervenuti alla Camera. «Serve un piano industriale con manager italiani che rilancino la Livingston – ha sostenuto il deputato di centrosinistra – Il ministro Paolo Romani nomini un commissario non per la consulenza super profumata che riceverà, ma per delineare un piano industriale che raccolga l’interesse di un imprenditore o di una cordata italiana». Si pensi insomma a Livingston come a un caso Alitalia in miniatura.
Per Reguzzoni, invece, «questa compagnia rappresenta un patrimonio in termini storici in quanto dà lavoro a 500 persone, cui va aggiunto tutto l’indotto, ma costituisce anche un attore importante nel sistema del trasporto aereo del Paese e dell’hub di Malpensa che, per quanto possibile, dovrà essere tutelato. La pesante situazione deriva dalla crisi di un suo importante operatore, il Ventaglio e non si tratta di una crisi strutturale. Il commissario scelto dal ministro Romani si impegni nel salvaguardare il più possibile il patrimonio aziendale». Ma intanto la nomina del commissario non c’è ancora.

e.romano

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