Il cuore biancorosso di Ulisse Raza

Stasera a Masnago (ore 20.30) arriva il Tradate per la Coppa Italia. E con lui un incrocio del destino. I due tecnici e la stagione ’87/’88: «Eravamo combattenti, lo stesso spirito che serve in Eccellenza»

Un tuffo nel passato, pronti a scrivere il rispettivo futuro. Questa sera, a Masnago, il Varese Calcio e il neopromosso Tradate – vincitore dello scorso girone A di Promozione – faranno il loro esordio ufficiale nella stagione 2015-‘16 con la prima giornata della Coppa Italia di Eccellenza. Un incredibile incrocio del destino: sulle due panchine siederanno due amici che hanno lottato fianco a fianco nell’ultima stagione del (fu) Varese Calcio: era il 1987-88 e in campo c’erano e . Il cuore del tecnico tradatese è, e non potrebbe essere altrimenti, colorato di biancorosso: «I quattro anni al Varese sono stati i più belli della mia vita sportiva».

Fu qualcosa di straordinario: pur non percependo gli stipendi portammo in fondo il campionato grazie a persone eccezionali come Claudio Milanese, Luigi Orrigoni e tanti altri, tra cui voglio ricordare anche il ds Luigi Ossola, che ci misero il cuore perché il calcio non sparisse da Varese. Raggiungemmo una salvezza che tutti reputavano impossibile. Il mister era Carletto Soldo, allenatore e uomo fantastico. Il gruppo fu la nostra forza: ci trascinò la voglia di compiere un miracolo. Nulla di inaspettato però, perché quando c’è la giusta materia prima i valori vengono fuori.

Me la ricordo, eccome. Quella partita fu una svolta e tante altre furono decisive. Ma la storia si scriveva ogni sette giorni, di domenica in domenica. Il Franco Ossola era un misto di speranza e delusione, e di attesa per l’esito finale: non si sapeva che fine avrebbe fatto la società, se saremmo riusciti a onorare l’intero campionato. Ma la gente ci è sempre stata vicina.

Non saprei dare una spiegazione, in effetti è una particolarità del Varese. Ma una piazza così prestigiosa non dovrebbe vivere situazioni così altalenanti, dovrebbe sempre risiedere in categorie importanti, come negli ultimi anni.

Abbiamo tuttora un rapporto ottimo e, abitando vicini, ci vediamo spesso. Dividevamo persino la camera durante i ritiri. Eravamo due combattenti: gran pedalare, gran legna, sacrificio per metterci a disposizione della squadra. Il gruppo era un mix perfetto, c’erano muratori, geometri e architetti: noi eravamo una giusta via di mezzo. Questo primo incrocio da allenatori sarà speciale, una grande soddisfazione per entrambi.

Per me sarà un ricordo indelebile a prescindere dal verdetto del campo, e così sarà per i miei giocatori, che non avranno spesso occasione di giocare in uno stadio così prestigioso. Sotto l’aspetto sportivo un avversario peggiore non ci poteva capitare, ma sarà un debutto speciale, quasi un premio.

Abbiamo vinto lo scorso campionato senza essere la squadra più forte, ma sicuramente quella con più attributi. La forza e l’unità del gruppo hanno fatto la differenza. Quest’anno il nostro Scudetto si chiama salvezza.

Metterà sempre in campo la squadra indipendentemente dall’avversario: gioco d’attacco, grande condizione e preparazione fisica, impegno e sacrificio.

Direi Arconatese, Verbano, Legnano. Attenzione a Fenegrò, Lazzate e Mariano, squadre che conoscono la categoria, e alle possibili sorprese: il Cassano, il Saronno, noi. Il Varese? È un gradino sopra le altre. Alla lunga i valori emergeranno.

Chi proviene da categorie superiori deve immedesimarsi, altrimenti le sorprese possono essere amare: sarà Melosi a farlo capire a tutti. In queste categorie si combatte tanto, se non pedali è dura; non deve mai mancare la voglia di sacrificarsi. In più, ogni avversario contro il Varese darà il 150%. In campo saremo avversari, poi sarò il primo a sperare che il Varese torni al più presto dove gli compete: lo meritano questa nuova dirigenza, che mi sembra partita col piede giusto, la città e i tifosi.