Il cuore di Gallarate batte in una chiesa del Camerun

A costruirla don Alberto Dell’Acqua, a Gallarate dal 1992 al 1999. «Molti miei ex parrocchiani sono venuti qui a vedere quel che faccio»

È sorta anche grazie alla solidarietà di tanti gallaratesi la nuova chiesa di Ngalbidje, in Camerun. A costruirla una vecchia conoscenza dei fedeli di queste parti: don , un tempo coadiutore al Centro della gioventù, oggi missionario nel Paese che si affaccia sul golfo di Guinea.

Si ricorderà di lui chi oggi ha tra i trenta e i quarant’anni. Sì, perché il sacerdote a Gallarate c’è arrivato più di vent’anni fa, nel 1992, per il suo primo incarico da prete. Per sette anni è rimasto come coadiutore nella parrocchia di Santa Maria Assunta, seguendo da vicino il Cdg.
Quindi è stato trasferito a Monza e, dopo altri sette anni di servizio, è partito. Destinazione la provincia di Garoua, nel Camerun settentrionale, dove è

arrivato a febbraio del 2006. «Sono arrivato a Djamboutou, dove mi è stato chiesto di seguire i giovani e poi anche una trentina di piccole comunità cristiane sparse nella savana», racconta attraverso la chat di Facebook.
«Dopo 4 anni e mezzo», aggiunge, «sono diventato responsabile della parrocchia di St. Jean-Marie Vianney di Ngalbidje, sempre nella diocesi di Garoua». È dopo aver assunto questo incarico che ha deciso di dotare la comunità di una chiesa di mattoni, che all’epoca non esisteva.
Ed è qui che sono tornati in campo i suoi ex parrocchiani. Sì, perché è a loro che si è rivolto quando si è trattato di raccogliere i soldi per finanziare la costruzione del luogo di culto. Una richiesta alla quale i gallaratesi hanno risposto “presente”. «Qualche giovane di Gallarate è venuto a trovarmi qui in Camerun», ricorda don Alberto, «ho cercato di mostrare loro come si vive qui e ciò che faccio».

Un’attività rispetto alla quale il sacerdote ha le idee molto chiare: «pur con tutte le diversità rispetto alla cultura, all’ambiente e alla situazione delle comunità cristiane, quello che faccio è semplicemente il prete», racconta, «cerco di far conoscere e voler bene Gesù e il suo Vangelo, attraverso le parole che dico ma soprattutto attraverso l’esempio che cerco di dare». È con la stessa umiltà che nei giorni scorsi ha pubblicato su Facebook la foto dell’ultima facciata completata della nuova chiesa parrocchiale costruita anche grazie alla solidarietà dei gallaratesi.
Manca solo qualche ritocco prima della consacrazione», prevista per il prossimo 22 febbraio. Una data che coinciderà anche con la fine del suo mandato in Africa, dopodiché tornerà a Milano a disposizione del vescovo. Chissà che non abbia l’occasione di passare da Gallarate a salutare i suoi ex parrocchiani.