COCQUIO TREVISAGO Non riesco a capire come sia possibile che nessuno abbia notato prima quel coltello messo lì tra il muretto e il cassonetto dell’immondizia». Comincia con un interrogativo, che in molti in queste ore si stanno ponendo, il racconto del vicino di casa di Carla Molinari, di cui non riveliamo il nome per motivi di sicurezza, che ha ritrovato tre settimane fa la presunta arma del delitto. Coltello ritrovato dietro il cassonetto della spazzatura che dà
proprio su via Dante, ad una trentina di metri dal luogo del brutale omicidio e che viene utilizzato dalle otto famiglie che abitano nella corte.
Un ritrovamento assolutamente casuale che risale al 22 marzo. «Ricordo che era lunedì perché erano passati a ritirare la spazzatura – racconta l’uomo – e come spesso succede gli addetti avevano lasciato il coperchio del cassonetto aperto; così intanto che fumavo una sigaretta mi sono avvicinato per richiuderlo e ho subito notato il coltello». La lama non era per niente nascosta, ma ben visibile soprattutto con il cassonetto vuoto. «Il coltello – prosegue – si trovava in basso nello spazio esterno di circa dieci centimetri che separa il cassonetto dal muretto». I sei lati del cassonetto sono tutti di ferro e traforati, quindi ben visibili. Nessuno in particolare di chi abita nella corte se ne occupa. «Quando qualcuno vede che il coperchio viene lasciato aperto, lo richiude e niente di più; per questo non mi capacito di come nessuno abbia mai notato prima la lama» sottolinea l’uomo che all’inizio non collega subito il coltello con l’omicidio avvenuto 5 mesi prima. «La prima cosa che ho pensato – racconta il vicino di Carla Molinari – è che lì un coltello non ci doveva stare anche se all’inizio ho pensato a qualche gioco dei ragazzini che abitano nelle case qui vicino». La verità invece era ben più grave e la mente dell’uomo torna al giorno dell’efferato omicidio di Carla Molinari. «Ovviamente non ho toccato il coltello, l’ho lasciato lì dove stava – prosegue il vicino – e mi sono recato di persona dai carabinieri di Besozzo, anche perché spiegare al telefono quanto successo era difficile». Sul posto si recano subito gli uomini dell’Arma e poi la polizia scientifica di Varese per i rilievi. «Loro hanno rimosso il cassonetto che non sapevo nemmeno si potesse spostare e hanno prelevato il coltello su cui, così a prima vista, non ho notato cose particolari» afferma l’uomo. «Questa storia è proprio un rebus – conclude il vicino di casa – non so cosa pensare. Spero che al più presto si possa fare chiarezza perché siamo stanchi di tutte queste tensioni; io ho fatto soltanto il mio dovere di cittadino».
b.melazzini
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