Fare il dito medio a qualcuno non è reato. Così ha deciso la procura di Varese. La curiosa vicenda nasce a margine della vicenda giudiziaria relativa alla morte di Giuseppe Uva, deceduto il 14 giugno 2008 all’ospedale di Circolo di Varese.
Una vicenda controversa che vede attualmente a processo sei poliziotti e due carabinieri.
La querela riguarda uno dei due carabinieri che è stato denunciato da , fratello di Giuseppe. Secondo Uva un carabiniere, in una fase dell’udienza, gli fece il dito medio, in particolare quando si capì che l’allora procuratore stava per chiedere l’assoluzione.
L’avvocato di Uva, , testimoniò in tal senso e Uva senior querelò il militare. Secondo la querela il carabiniere avrebbe anche proferito una frase non gradita, seppure senza un vero e proprio insulto. Secondo la procura, però, oltre a rilevare contraddizioni nelle testimonianze tali da far emergere motivazioni già da solo valide per una richiesta di archiviazione, c’è di più.
L’autorità giudiziaria richiamando una sentenza della Cassazione datata 2010 spiega: «Oggigiorno la gestualità e il linguaggio sono più aggressivi e volgari di una volta. Sul piano della buona educazione, sono certamente comportamenti condannabili, ma stante il mutare dei costumi, ormai affermare certe frasi o fare certi gesti, è più un segno di reazioni istintive e nervose che non di volontà di offendere e umiliare la persona”.
Secondo la procura «il gesto non fu diretto a colpire l’onore o il decoro altrui ma solo a sottolineare, seppure con modalità né educate né civili, che l’imputato aveva avuto la meglio nel processo». Matera, che in qualità di testimone in questo caso non rappresenta Uva come invece accade in seno al processo relativo alla morte del fratello, definisce«quantomeno discutibile questa presa di posizione».
La vicenda non è in ogni caso chiusa. La procura ha chiesto l’archiviazione della querela ma la decisione finale spetta al giudice di pace. Il processo relativo alla morte di Giuseppe Uva tornerà invece in aula il prossimo 2 ottobre.n