VARESE – «Ciao Lidia, riposa in pace»: uno del lettori della Provincia di Varese ci ha affidato questo bigliettino per il falò. L’augurio di chi, forse da quasi 30 anni, aspettava di poterlo fare, è bruciato insieme ai desideri più profondi del cuore dei varesini, che ieri in migliaia si sono ritrovati alle 21 in piazza Motta. Anche se non è ancora conclusa una vicenda che ha strappato parte dell’innocenza di una generazione, l’animo si
solleva e sembra di respirare meglio l’aria fredda e limpida di questa notte di gennaio ventosa in mezzo al bagno di folla che si è radunato intorno alla pira. «Equilibrio, capacità di dare fiducia e serenità» è, invece, la richiesta che arriva dal presidente dei Monelli della Motta, . «È opportuno sottolineare il riferimento alla preghiera. Credo sia opportuno forse più che mai, in un anno complesso e difficile per tutti, chiedere aiuto dall’alto».
E in questo senso il corteo con le fiaccole quest’anno ha ospitato «i giovani animatori ed educatori degli oratori cittadini. «Li abbiamo invitati proprio per tornare un po’ al significato mistico e non solo folcloristico o tradizionale di questa festa». «Gli elementi per i quali chiedere un’intercessione o per ringraziare sono stati e saranno tanti. Abbiamo un nuovo prevosto che accende per la prima volta e un sindaco che lo fa per l’ultima. Avremo un rinnovamento nell’amministrazione, ma c’è anche tanta gente in grandi difficoltà: un panorama variegato, che incarna quello dell’Italia intera. La nostra non deve essere una preghiera solo per i varesini, perchè quel che succede in città succede alla nazione». Quindi «Sant’Antonio ci illumini tutti per essere equilibrati, attenti alla società, tolleranti dove possibile e rispettosi dei diritti e doveri».
E non dimentica poi di ringraziare i Monelli della Motta che si spendono «a lungo e gratuitamente per la festa» in collaborazione col Comune di Varese e con la parrocchia. E proprio per il parroco, monsignor , il 2016 coincide con la prima festa per il santo più amato in città e provincia. E con un fuoco che ha subito portato buoni auspici a Varese, avviandosi bene ed elevandosi al cielo. «Il primo impatto è stato quello di un evento molto partecipato e atteso. Ho visto un gruppo di persone che si dedica molto a questa iniziativa per la quale s’intrecciano molti significati alcuni di carattere spirituale e religioso, altri legati alla tradizione e alla consuetudine. Penso possa essere un insieme dai risvolti positivi rispetto a una identità della città. Di certo non mi immaginavo tanta partecipazione».
Nel suo biglietto immaginario, il prevosto chiederebbe al santo «ciò che dirò nell’omelia, che sia intercessore perché la nostra Comunità Pastorale – Basilica, Bosto, Brunella e Casbeno – faccia significativi passi verso il rilancio, l’unita e la missione nella città». Per un prevosto che arriva, un sindaco, , che lascia l’incarico, ma non la festa tanto amata. E di fronte al falò, dopo aver abbracciato e ringraziato con commozione tutti i suoi assessori per la città chiede che «riesca ad attenuare le difficoltà di tante persone e a ritornare ad essere un luogo che tra i tanti problemi non abbia l’indigenza e la mancanza di lavoro». Al successore, in merito alla festa di Sant’Antonio «suggerisco di continuare ad aiutare i Monelli a realizzare l’ultima festa popolare che abbiamo. Un momento in cui la varesinità viene a galla. Quindi la festa va aiutata e tutelata in tutti i modi». Per Fontana l’essenza della varesinità: «È una riservatezza coniugata alla grande disponibilità di cui un po’ ci si vergogna. L’altruismo e la solidarietà forse sono proprio una caratteristica da varesino».
«Questi sono stati dieci anni rappresentativi della bellezza della città. Siamo una comunità unita e questo è il valore più grande. I varesini hanno un unico difetto: si sottovalutano un po ma sono orgoglioso di essere stato sindaco di una comunità così. Speriamo che l’anno sia bello come il falò».