È arrivato il momento di fare il vuoto d’emozioni: buttarle fuori, liberarle. Perché domani ci sarà bisogno di spazio per farne entrare di nuove: forti e uniche, come soltanto “la serata del Bof” sa regalare. Ormai ci siamo: avevamo promesso che vi avremmo preso per mano per accompagnarvi al vostro posto del Vela. Avevamo promesso che avremmo regalato mille e un motivo per esserci: per non mancare alla serata in cui Roberto Bof ribalta il mondo, mettendo al primo posto chi solitamente è abituato ad arrivare per ultimo.
Raccontiamo ancora una fetta di quel che sarà: raccontiamo un po’ dell’uomo che sta dietro e dentro a quello che vedrete domani sera. Una parola anzi una sillaba: Bof. Raccontato da suo figlio Marco, che prova a metterne a nudo i segreti.
«Nei giorni scorsi – dice Marco – qualcuno me l’ha chiesto: “Perché dovrei venire alla serata di tuo papà?”. Ci ho pensato un po’, prima di rispondere. Poi mi è venuto spontaneo dire che stare a casa significherebbe perdersi qualcosa di bello. Significherebbe perdersi una serata di storie e di uomini. Una serata in cui la gente famosa sta nell’ombra e quelli umili salgono sul palco».
Sarà questo il segreto di quel che accadrà, tanto che nemmeno vien voglia di chiedere consigli su come gustarsi al meglio lo spettacolo del Vela. «Io – continua Marco – a tutti quelli che incontro dico tre parole: vieni, siediti, ascolta. Non serve fare altro: dico la stessa cosa al mio amico che nessuno conosce e ai calciatori del Varese che il giorno dopo partiranno presto per Crotone ma che ci saranno comunque. Vieni, siediti e ascolta: il resto, verrà da sé».
Giusto: ecco perché non c’è bisogno di aggiungere altro su quello che sarà. Però c’è ancora tanto da dire su di lui, sul Bof: sull’uomo che salirà sul palco per farsi piccolo piccolo e lasciare spazio agli altri. «Papà lo conoscete tutti: quello che vedete in giro, impegnato nelle sue mille attività, è lo stesso che noi troviamo tutte le sere a casa. Con lui non ci si annoia mai, e con la sua presenza mi ha insegnato a superare i momenti brutti con una risata, e a sdrammatizzare. Il nostro ruolo, quello di mia mamma e di mia sorella, è molto semplice: ogni tanto dobbiamo frenarlo, tenerlo tranquillo».
Impresa impossibile, messa così: noi che il Bof lo conosciamo bene, che lo abbiamo accompagnato nei suoi viaggi in Burundi, fatichiamo a immaginarlo come un leone in gabbia. «Lui – dice Marco – è come uno squalo: deve stare sempre in movimento, per vivere. Però questo non significa che trascuri noi, la sua famiglia: c’è poco, ma è presentissimo. È capace di sfruttare ogni secondo passato con la sua famiglia, e noi sappiamo che quando è fuori casa sta facendo qualcosa di grandioso».
Marco ama i tatuaggi: il primo che si è fatto e al quale è più affezionato sono due lettere. R e M: le iniziali dei suoi genitori. «Me lo sono fatto a diciott’anni – racconta – quando qualcosa è cambiato. Prima mio papà era la figura severa che mi bastonava e della quale avevo un po’ di timore. Poi sono cresciuto e l’ho scoperto, mi sono legato a lui come mai mi sarei aspettato. Ho iniziato a capire che le ore passate insieme a mio papà erano le più belle, a capire che la vita è qualcosa di più che il fare le cinque in discoteca e dormire tutta la domenica. Che quelle bastonate erano tutte sacrosante, e date a fin di bene. Le ringrazio tutte, una per una: mi hanno fatto diventare l’uomo che sono e che sarò».
Marco, per tutti, è il “figlio del Bof”. Un’etichetta, insomma: che come tutte le etichette rischia di diventare fastidiosa.
«Vero: tutti mi conoscono così, ma per me è soltanto un orgoglio. Credo che lui sia contento del rapporto che si è creato con me, e per quanto mi riguarda mi piacerebbe avere lo stesso rapporto un giorno con mio figlio, quando lo avrò. È un modello da seguire, e so che questo suo modo di essere e di tirar su la sua famiglia gli è stato passato da suo padre. Mio nonno Giannino è uguale a mio papà Roberto, quindi confermo: è un grande».
Ancora sulla serata: sulle facce che ci saranno. «Io so che non mancherà nessuno di quelli che mio papà si aspetta. Non mancherà Devis Mangia, giusto per citare una persona alla quale siamo legatissimi. E so che papà non sentirà la mancanza di chi deciderà di stare a casa. “Non prego nessuno” dice sempre lui: nel 2003 la sua serata era una cosa per pochi intimi, adesso è diventata enorme. Senza mai pregare nessuno».
Manca poco: manca un giorno. Poi Roberto Bof salirà sul palco e la sua famiglia lo guarderà orgoglioso. «Dietro a quello che fa, ci siamo noi: e soprattutto c’è la sua Marghe. La mamma è una grande donna, perfetto complemento di mo papà: silenziosa ma presente, discreta ma forte. Noi ci saremo, come sempre. Così come ci saranno i suoi amici: dal Pol al Tenca passando per Zazà e Sergio, e tutti gli altri. Sarà bello guardarsi attorno e vedere volti conosciuti, sentirsi a casa».
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