Chi pensa che il sabato odierno del Varese, e di Bettinelli, non sia la cronaca di una morte annunciata, venga allo stadio. Chi non aspetta il sangue del suo allenatore e della sua squadra, ma quello avversario, si accomodi al Franco Ossola. Chi crede che sia bello e sacrosanto giocarsi la vita con il Crotone, dopo anni di vacche grasse (7 sconfitte consecutive a parte), si armi di cuscinetto e sciarpa biancorossa: è il suo giorno. Come è quello di chi, per prima cosa, non andrà a vedere il modulo e lo schieramento, e non inizierà a urlare “cambia” dopo venti minuti se qualcuno sbaglierà un passaggi (anche perché oggi non c’è nulla e nessuno da cambiare). Oggi non è sabato per fare i professori o per avere l’acquolina in bocca. È il giorno dei dannati, è il giorno dei perdenti (vedendo assenti e infortunati, abbiamo già perso), è
il giorno degli sfigati che mentre la città riempie i negozi, pensano ad andare allo stadio. E sono convinti che battere il Crotone sia l’unico regalo più bello: per loro, per questa maglia, per la città che non capisce. Oggi conteremo: non gli spettatori, ma le volte in cui un giocatore del Varese sbaglierà e dagli spalti scenderà quel pezzetto di cuore che lo salverà, invece del fischio che lo farà (ci farà) retrocedere. Oggi peseremo le palle, quelle vere, di chi capisce che se soltanto si fa male una delle due ali schierate da Bettinelli, o uno dei mediani, o un terzino, non ci sarà nessuno da poter fare giocare al loro posto. Nessuno, tranne noi, nessuno tranne voi. Sono fuori tutti? Entriamo noi. Il Crotone ha vinto ad Avellino e Bologna mentre noi non lo facciamo da un mese e mezzo? Qui per loro non c’è scampo.
Basterà giocare da pezzenti, da scarti, da retrocessi quali siamo per tutto il resto del mondo e della serie B. Basterà guardare negli occhi l’allenatore, ascoltare il vento che arriva dal nostro passato, sostenere il vicino di gradinata che avrà avuto l’onore, e l’onere, di venire a soffrire per una partita del Varese accanto a noi. Saremo in pochi ma saremo i migliori. Saremo quelli che tra qualche mese, voltandosi indietro, potranno dire: ti ricordi di quel giorno a Masnago in cui battemmo il Crotone e salvammo il Varese da soli?