Il lago Maggiore diviso in due? Ora la Svizzera vuole una flotta

Lago Maggiore diviso in due? Con altrettante flotte,una italiana, l’altra battente bandiera rossocrociata? È possibile.

La Svizzera studia, infatti, la possibilità di staccarsi dal servizio della Navigazione Lago Maggiore, la società pubblica italiana, per creare una propria flotta sulla parte svizzera del bacino. La decisione potrebbe arrivare a partire dal 31 dicembre 2016, quando scadrà la convenzione italo-elvetica sulla Navigazione stipulata nel 1997, che affida alla società italiana il servizio di linea sulle acque ticinesi del Lago Maggiore.

Allo stesso tempo, invece, una società svizzera ha in carico il servizio di navigazione di linea sul Lago di Lugano.

L’Ente regionale per lo sviluppo del Locarnese, l’Ers, ha però bandito in questi giorni un appalto per affidare uno studio economico volto a verificare se una navigazione solo svizzera nella parte ticinese del Verbano sarebbe economicamente sostenibile.

La ricerca cercherà di capire se una navigazione solo svizzera sarebbe sostenibile perché, come ribadito anche da , presidente dell’Ers, «l’aumento dei prezzi del 50%, non seguita dall’incremento della qualità dei servizi, serve a coprire i costi dalla parte italiana».

In particolare finiranno sotto la lente d’ingrandimento i prezzi, la validità degli abbonamenti, le frequenze delle corse. Saranno valutate anche la tipologia delle imbarcazioni, i servizi offerti (come quello della ristorazione), l’accessibilità (per portatori di handicap, famiglie con carrozzine, sportivi in bicicletta). Compito dello studio anche quello di elaborare i possibili scenari per il futuro, ad esempio una flotta interamente svizzera per il bacino elvetico, una flotta mista (italiana per le corse internazionali) oppure una flotta italiana ma con offerte potenziate nel rispetto degli standard della Confederazione.

Il tutto con un occhio di riguardo alla promozione turistica che, denunciano a più riprese dal settore ticinese, «soffre anche a causa dei tagli ai collegamenti e all’aumento dei prezzi dei battelli».

Da qui la decisione di procedere con lo studio. Anche alla luce dei continui tagli dello stato italiano al settore del trasporto lacuale.

Tagli che si ripercuotono anche sul versante ticinese del Lago Maggiore. Che ora sembra essersi stufato di fare i conti con la crisi italiana. Al punto da essere pronto, e disposto, ad affrontare la questione in maniera diretta.

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