«Il lavoro c’è. E vogliamo lavorare»

Sconforto, rabbia e incredulità. Sono questi i sentimenti che caratterizzano i dipendenti dello stabilimento Riva Acciao di Caronno Pertusella. Da Venerdì scorso vivono in un vero e proprio incubo. Il giorno prima l’azienda era piena di ordini e bisognava addirittura fare gli straordinari. Il giorno dopo gli operai si sono trovati in mezzo a una strada per la scelta della società di cessare le attività in tutte gli stabilimenti produttivi, anche in quello di Caronno Pertusella.

L’azienda, com’è ormai noto, ha dovuto prendere questa decisione a fronte del provvedimento di sequestro del Gip di Taranto, che ha sottratto a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e i saldi attivi di conto corrente. L’azienda non può più pagare i fornitori, l’energia elettrica e neppure i lavoratori. Una vero e proprio dramma, se si considera che Riva Acciaio impiega 1.500 operai a livello nazionale.

Da due giorni i lavoratori della sede di Caronno Pertusella sono in presidio continuo, 24 ore su 24, davanti alla loro azienda. Per loro il colpevole, di questa situazione, è la magistratura. «Lo scriva, i Riva non sono come si legge sui giornali. I Riva premiano con un lingottino d’oro da 100 grammi i dipendenti che raggiungono i 25 anni in azienda – dice Andrea Caddeo – Nella festa che fanno per quell’occasione ci sono 600 persone.

E pagano tutto loro». Caddeo racconta di essere entrato in Riva grazie a suo padre, che ha lavorato in fabbrica a Caronno per 23 anni. Poi in Riva ci è entrato lui, 29 anni fa. E da 25 anni ci lavorano anche i suoi due fratelli. Tra i lavoratori c’è però anche chi dice di non aver veramente ancora capito chi sia il colpevole. «No, guardi, non chieda a me – si schermisce – Sinceramente non so se devo arrabbiarmi con la procura o con il proprietario».

Per Venerdì i lavoratori del gruppo stanno organizzando una manifestazione a Verona, dove ci sarà il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Sperano, però, che la situazione si possa sbloccare già nei prossimi giorni. «Noi non vogliamo essere le bestie sacrificali dello scontro tra proprietà e procura – dice Otello Amabile, segretario provinciale Uilm Varese – Vogliamo poter tornare a lavorare, perché qui il lavoro c’è». Amabile chiarisce quale sia il rischio di uno stop prolungato: perdere commesse a vantaggio di altre aziende. Già ieri qualche camion che, normalmente, sarebbe entrato nei cancelli della Riva, allungava la strada per raggiungere altri portoni. Presenti al presidio anche alcune donne. Sono le cuoche della mensa della sede di Milano. Anche per loro, bloccati gli operai, non c’è più lavoro. «Ci hanno detto che dal 16 settembre eravamo libere». I dipendenti della Muzzana Trasporti, invece, sono stati ancora più sfortunati dei collegi operai. Quelli della Riva Acciaio hanno preso l’ultimo stipendio il 10 settembre, poche ore prima che venissero bloccati i conti. I 20 autisti della Muzzana invece lo stipendio lo prendono il 12 del mese. E così hanno perso anche il bonifico di settembre.

CARONNO PERTUSELLA

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