Porta malissimo, ma è bellissimo. Mentre impazza il Festival del Film, l’estate offre, venerdì alle 23.45 in Piazza Grande a Locarno, su uno dei più grandi schermi del mondo, la visione di una pellicola che durante la lavorazione si portò appresso una delle più lunghe sequenze di disgrazie della storia del cinema, “Fitzcarraldo”, di Herzog.
Sul set, previsto al confine tra Perù e Bolivia, gli indios Aguaruna impedirono le riprese, di nuovo interrotte per la malattia del protagonista, Jason Robbard, poi sostituito da Klaus Kinsky.
Le navi usate nelle scene si incagliarono durante il trasporto tanto che il regista, dopo quattro anni di sforzi, dichiarò: «Non dovrei più fare film, ma andare direttamente in manicomio». La proiezione di “Fitzcarraldo” (con una splendida Claudia Cardinale) fa parte della serie di “riproposte” a coté della manifestazione principale (che ha assegnato tra l’altro il Pardo d’oro alla Carriera a Sergio Castellitto) e prevede sedici titoli, tra cui “L’Expérience Blocher” e “Gloria” (oggi, alle 21,30) del cileno Sebastian Lelio.
È la storia tra una donna divorziata dallo spirito libero e inquieto che a una festa di single conosce un ex ufficiale di Marina più anziano di lei che le farà vivere un’intensa passione. Nel film di Herzog resta indimenticabile la scena in cui il protagonista, Brian Sweene Fitzgerald, conosciuto come Fitzcarraldo, ascolta su uno splendido grammofono Victor con tromba in mogano la voce di Enrico Caruso nel “Dolce incanto” dalla “Manon” di Massenet.
Il tutto mentre con il battello a vapore si addentra nella foresta amazzonica, presto avvistato dagli indios a bordo delle piroghe.
Il sogno di Fitzcarraldo è infatti quello di costruire il più grande teatro d’opera del mondo a Iaquitos, in piena Amazzonia, sfruttando il denaro guadagnato con il caucciù che cresce lungo il fiume Ucayali, inaccessibile per le forti rapide. La visionarietà lo spinge a raggiungere il luogo percorrendo il Pachitea, separato dall’Ucayali soltanto da una montagna, trasportando la nave fin sulla cima.
L’equipaggio, spaventato dalle voci sulla crudeltà degli indios Hivaros, si ammutina, e Fitzcarraldo si trova a bordo solo con il cuoco e il meccanico, ma è aiutato dagli indigeni che lo credono il loro dio.
Alla fine il battello supera le rapide ma ormai l’impresa è fallita, e all’aspirante impresario d’opera non rimane che trasformale la nave in un vero palcoscenico e allestire uno spettacolo d’opera mai visto in Amazzonia.
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