Il market della droga dei baby pusher Quattro minorenni presi dalla Finanza

Altri quattro baby pusher fermati dalla guardia di finanza di Luino: è l’ennesimo tassello di un’indagine partita sei mesi fa che ha smantellato un giro di spaccio gestito da minorenni, o ragazzini da poco approdati ai 18 anni, e rivolto a coetanei. La droga si spacciava soprattutto nelle scuole.

Gli ultimi quattro fermati, due albanesi e due italiani, sono tutti under 18. Contro di loro ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare dal tribunale dei Minori di Milano: due sono in carcere al Beccaria di Milano, gli altri due sono stati affidati a una comunità. Dall’inizio dell’indagine sono già state arrestate sette persone: ragazzini albanesi, marocchini e italiani.

A capo della banda, ben radicata in tutto il nord della provincia con il luinese come fulcro del business dell’organizzazione c’erano sette giovani albanesi. I quali riuscivano a reperire senza difficoltà cocaina, hashish e marijuana, (si sospetta che il rifornimento fosse garantito da connazionali più grandi che ordinavano la droga nel milanese) che venivano poi rivendute sulle piazze di Cunardo, Marchirolo e

Luino. La banda, dal nord, mirava all’espansione e prima che l’indagine scattasse stava cercando di radicarsi anche a Varese. I pusher che l’organizzazione usava per smerciare la droga erano tutti giovanissimi, ed in alcuni casi diventavano a loro volta complici dei loro capi. Questi ragazzi si occupavano di spacciare la droga, in genere hashish e marijuana, nelle scuole da loro frequentate.

Il primo tassello dell’indagine conclusa dai finanzieri di Luino era arrivato, nell’ottobre 2012, con l’arresto in flagranza di un pusher della zona molto noto alle forze dell’ordine e con precedenti specifici. L’uomo era stato fermato dopo aver ritirato a Cunardo un sacchetto di marijuana ed era stato intercettato da una pattuglia delle fiamme gialle in servizio di vigilanza doganale lungo le strade che collegano la cittadina con la vicina Svizzera. Gli investigatori hanno subito avviato le indagini. Inquietante il quadro che ne era emerso: comunicazioni rapidissime, cui seguivano consegne altrettanto veloci, effettuate nell’arco di poche ore, per lo più direttamente tra i banchi di scuola frequentati dagli stessi studenti – spacciatori. Già nel mese di novembre 2013 i finanzieri avevano chiuso il cerchio, arrestando cinque membri della banda e denunciandone altri otto con accuse che andavano dalla produzione alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Le dosi venivano vendute tra i 5 e i 10 euro al grammo, ma in grande quantità fruttando migliaia di euro che venivano utilizzati dagli organizzatori per l’acquisto di smartphone di ultimissima generazione. Per farsi pagare i debiti di droga i baby boss non esitavano ad aggredire i loro clienti o a minacciarne i familiari. Violenze quotidiane messe in atto dal clan di spacciatori albanesi, ben organizzato ed ordinato secondo una “gerarchia” ben definita: i maggiorenni si occupavano delle consegne di cocaina, mentre i minorenni si occupavano di gestire lo spaccio di hashish e marijuana nelle località in cui vivevano.

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