Il momento del mea culpa di tutti

Il patron Vavassori forse non si aspettava la retrocessione e sicuramente ha sbagliato, ma non è stato il solo. Urge capire se i tigrotti hanno un futuro in D

Mentre c’è chi si diletta a ricercare il colpevole con il compendio di insulti e di falsità volendo chiudere gli occhi sulle proprie responsabilità che hanno origini lontane, le vere domande sono: che futuro avrà la Pro Patria? Se Vavassori lascerà, come sembra, saprà la città farsi carico delle cose biancoblù? Qui occorre focalizzare l’attenzione per capire se esiste un dopo Vavassori bustocco o del territorio.

Doverosa l’analisi di una retrocessione che non è mai figlia di uno solo, come le vittorie non sono mai merito di qualcuno.
Corretto soffermarsi sui perché di una debacle sportiva, purchè la si faccia con oggettività e freddezza, lasciando in un angolo i pregiudizi che sono stati il terreno di coltura di tutta la gestione Vavassori. Purtroppo è pura utopia. Nemmeno quando il tempo aiuterà ad avere i contorni più nitidi, non si riuscirà mai ad arrivare ad un’analisi che si avvicini a considerazioni che poggino sulla realtà.
Meglio dunque pensare al futuro e soprattutto se futuro ci sarà per la Pro Patria. Ufficialmente non si conoscono le intenzioni di Vavassori, il quale aveva sempre dichiarato che sarebbe stato il suo ultimo anno alla Pro Patria; che non avrebbe iscritto la squadra al campionato, convinto, forse, di lasciarla in Lega Pro e non in serie D.

I playout col Lumezzane giocati non al meglio dalla banda Montanari, hanno cambiato lo scenario: la Pro si trova in un’altra dimensione aggravata poi dalla vicenda del calcioscommesse. Tra qualche settimana partirà il processo sportivo che andrà a terminare verso la metà di agosto attraversando i tre gradi di giudizio.Se verrà riconosciuta la responsabilità oggettiva, ovvero se per Palazzi, quei “soci di fatto”(Ulizio e Carluccio) erano nei fatti dei “rappresentanti legali” di via Cà Bianca, probabile che scattino delle penalizzazioni.

Paradossalmente la retrocessione sul campo alleggerisce il giudizio di Palazzi, che avrebbe potuto chiedere la retrocessione per frode sportiva. Tra meno di un mese scadono i termini per l’iscrizione al campionato; sono strettissimi e vi è tutto da costruire. Si ritorna alla domanda iniziale: da chi? Dall’amministrazione comunale, la quale dovrebbe chiedersi prima di tutto se le sta a cuore la Pro Patria? La città stessa? Se riconosce nei colori biancoblù, quelli suoi distintivi oppure la Pro è solo un’appendice?

A questi interrogativi serve dare una risposta per ricominciare da zero e non intentare inutili processi quando si è tutti sul banco degli imputati.
Certo Vavassori ha commesso il grave errore di non aver strappato la Pro ad Ulizio. Solo lui? E chi lo ha osteggiato senza motivo? E l’indifferenza delle istituzioni? E la campagna di odio verso chi ha sostenuto perché metteva soldi? E verso chi osteggiava Ulizio mentre nessuno ha mai indetto uno sciopero per cacciarlo.