Il nostro Basso e quell’errore diventato virtù

In un’intervista televisiva Ivan Basso ha spiegato con quanta cura ha preparato il Giro d’Italia partito in questi giorni. Si è allenato sul percorso di tutte le tappe, e per conoscerlo meglio ha ripreso con una telecamera posizionata sul manubrio ogni metro sul quale pedalava. Sapevo della dedizione degli sportivi alla loro disciplina, ma non immaginavo che arrivassero a questo punto. Non credo di esagerare affermando che Basso è un esempio, non solo per il ciclismo.

Gino Canali

Ha suscitato compiaciuta curiosità quella telecamerina sulla bicicletta di Ivan. Conferma la tenacia con la quale, a trentaquattro anni e mezzo, svolge il suo lavoro. Una tenacia perfezionistica, per non dire maniacale (positivamente maniacale).
Prima di ogni tappa del Giro, rivede le immagini, ritorna sui percorsi, li studia in ogni dettaglio, sa con esattezza come dovrà correre il giorno dopo.
È un campione di ricerca e applicazione. Un fuoriclasse dell’impegno e della costanza. Uno che crede nei risultati della fatica e del sacrificio. Per quanti, in settori che non siano lo sport, si può dire la stessa cosa? La domanda è retorica. Sembrerebbe retorico anche aggiungere che abbiamo bisogno di notizie del genere, in un momentaccio traversato da superficialismi e deprofessionalità. Scorciatoie e trucchi. Sembrerebbe, ma non è. Basso ha una storia personale arcinota: ha sbagliato, pagato, penato, recuperato. Rappresenta in concreto la possibilità della catarsi, del cambiamento, della rigenerazione. Era finito ai margini del suo mondo, oggi è un modello non solo per il suo mondo. La sua avventura sportiva ha potuto continuare perché Ivan ha imposto (l’ha imposto lui, dopo essersi convinto che doveva imporselo) un prezzo all’errore.
E l’errore è diventato la base su cui costruire qualcosa di virtuoso. Bisognerebbe che altri, molti altri, riprendessero con una telecamerina i percorsi della loro vita (soprattutto della loro vita pubblica): eviterebbero successive forature, cadute e dolorosi ritiri.

Max Lodi

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