Il pasticcio della B femminile. Un’altra occasione persa dal basket

Come la Federazione ha cambiato le regole di un campionato a pochi giorni dal via

Cambiare le regole a tre giorni dall’inizio di un campionato che da quelle regole dipende? Fatto. Passare sopra il parere negativo di 15 squadre su 16? Fatto. Svuotare un torneo di pallacanestro di uno dei suoi connotati più caratterizzanti, ovvero i playoff? Fatto. Far passare l’imposizione senza comunicazioni ufficiali se non appunto a strettissimo giro di posta dal via? Fatto anche questo.

Il “pasticciaccio brutto” che sta agitando il basket femminile è tale non solo nella distorta morfologia di una decisione che danneggia l’intero movimento, ma soprattutto per l’apparente assenza di valide motivazioni sottese a un cambiamento epocale (togliere i playoff dal basket? Ma siete seri?) sbattuto sul grugno delle società alla velocità di una caduta libera.

Il girone lombardo della Serie B avrà una promozione diretta in Serie A2: passerà la prima classificata al termine della regular season. Niente playoff (che nel femminile, almeno negli ultimi anni, è voluto sempre dire playoff nazionali, nei quali le vincenti dei vari gironi regionali si scontravano per “decidere” chi avrebbe fatto il salto): nessun’altra regione avrà questo privilegio (si potrebbe già discutere qui, ma andiamo avanti).

La notizia è dell’altro ieri: ora proviamo ad addentrarci. Il cambiamento della formula (l’ennesimo deciso dalla Fip negli ultimi anni per il basket rosa, come se fosse considerato normale cambiare sempre…) era nell’aria da un mese, ma è stato statuito solo nel consiglio federale lombardo dell’11 settembre. Statuito ma non comunicato ufficialmente: il contenuto della delibera Fip è comparso sul sito della stessa solo il 27 settembre.

Le voci però avevano già iniziato a girare e le società lombarde avevano già iniziato ad allarmarsi. Perché? Elenchiamo solo le motivazioni principali: senza playoff ne risente lo spettacolo, senza playoff il campionato rischia di non avere più interesse già a novembre (basta che la prima in classifica prenda subito il largo…), senza playoff per la promozione lotterebbero solo 3-4 squadre, non di più, senza playoff la stagione finirebbe a fine aprile, creando diversi problemi organizzativo-finanziari. E poi è il modo a scandalizzare: «Perché nessuno ci ha interpellato?» si chiedono le società.

Tra le protagoniste della Serie B lombarda sono iniziati i contatti, ci si è confrontati (c’è chi addirittura è caduto dal pero perché, a 15 giorni dal via, non era stato raggiunto nemmeno dagli spifferi di corridoio…), si è provato a organizzare un fronte comune. E ci si è riusciti, o quasi: 15 società su 16 hanno firmato una lettera inviata alla Fip Lombardia settimana scorsa: in essa si legge una contrarietà compatta al cambiamento, si chiedono almeno i playoff a livello regionale («volete per forza una lombarda in A2 l’anno prossimo? Ok, grazie. Ma la prescelta esca almeno da una “post-season” tra le prime classificate – quattro o otto che siano – del girone»…), si espongono compiutamente le ragioni del no. Si domanda, soprattutto, di essere ricevuti per un incontro.

Risposta dalla Fip? Nessuna. Come a dire: le società non contano nulla. Un regime dispotico? Sembrerebbe troppo brutto per essere vero, eppure per ora è così. Il campionato lombardo di serie B femminile – il terzo più importante d’Italia dopo i due nazionali per la quantità di giovani promettenti che giostrano sul parquet e di veterane che scendono dalle serie superiori – inizierà con una novità calata dall’alto all’ultimo momento. In barba alla programmazione, diritto sacrosanto degli operatori di qualunque sport.

E non è tutto, perché per l’ennesima volta il basket ha dimostrato di saper perdere le occasioni mediatiche giuste a far parlare bene di sè. Quest’anno, infatti, la B femminile prenderà il via con un innovativo open day, che si terrà domani e dopo a Costa Masnaga. Tutte le 16 partecipanti si ritroveranno a giocare la prima giornata in un’unica sede, per uno spettacolo di partite senza soluzione di continuità, appassionante e fruibile dai tifosi. Ecco: in questi giorni uno sport che (purtroppo) non ha una platea poi così ampia, avrebbe potuto comparire sui giornali raccontato attraverso una bella novità. Invece ci compare per un’assurdità di bassa politica. In salsa cestistica.