Andrea Civati e uno dei giovani eccellenti del Partito Democratico e a neppure 30 anni (li compirà il prossimo 8 gennaio) il suo parere è già rilevante.
Credo che abbia fatto una campagna di comunicazione perfetta. D’altronde si era già mosso sei mesi fa per farsi trovare preparato all’appuntamento e dunque anche l’organizzazione è stato un suo punto di forza. Credo però che dalle primarie del Pd sia uscito un risultato di sostanziale pareggio.
Certo, ma se Galimberti ha ottenuto 890 voti e Marantelli 859, anche Zanzi si è fatto onore superando quota cinquecento. Il successo di Galimberti non ha schiacciato nessuno e adesso bisogna partire per la campagna elettorale che sarà anche una campagna di lavoro.
Qualche mese fa c’era il dubbio se allargare gli orizzonti fino a Varese 2.0 di Zanzi e le primarie hanno dato una conferma positiva all’allargamento che ha compreso questo movimento civico. Il Pd non può fare da solo e alle prossime elezioni si può vincere andando a parlare all’elettorato moderato: non in termini politici ma sociali. Se Galimberti riuscirà a costruire una lista civica che saprà comunicare efficacemente con il mondo moderato, il risultato per Palazzo Estense sarà tutt’altro che scontato. Se al contrario il Partito Democratico si chiuderà in alchimie varie solo per inseguire formule politiche e coinvolgere forze minori, non si andrà da nessuna parte.
La partita è aperta se il Pd saprà raccogliere energie civiche, più che politiche.
Il sostegno di Guido Borghi a Galimberti è un dato interessante ma non credo ci si possa ridurre solo alle grandi famiglie varesine. Bisogna saper parlare ai professionisti, al ceto produttivo, ai tanti artigiani e ai piccoli imprenditori che ruotano sulla città. Vanno coinvolti nel progetto i rappresentanti del ceto produttivo, le associazioni di categoria.
Non ci si snatura facendo questo tipo di lavoro ma semmai facendo accordi con forze politiche che rappresentano il due per cento dell’elettorato e non puntano al cambiamento ma solo alla poltrona.
L’impressione è che Marantelli sarebbe stato molto più forte alle elezioni che alla primarie anche perché nessuno meglio di lui sa parlare trasversalmente a tutti i cittadini, coinvolgendo i ceti produttivi. Il suo nome ha suscitato entusiasmo in personalità di spicco. In questi mesi ho lavorato al suo fianco e, nonostante in passato le mie valutazioni politiche non siano sempre coincise con le sue, va ringraziato per aver sempre coinvolto i giovani democratici e ha saputo fare squadra tra varie esperienze e generazioni di Varese. Credo che lui stesso possa essere il punto di riferimento anche per la campagna elettorale: non si può fare meno di una persona così, in grado di esprimere in sé la storia della sinistra cittadina. Continuerà a rappresentare Varese a Roma ma la sua presenza sarà fondamentale nelle fasi calde per conquistare Palazzo Estense.
In un anno e mezzo di governo, Renzi ha adottato misure di grande impatto e danno fiducia i segni positivi riguardanti occupazione, produttività e consumi. Gli 80 euro sono entrati veramente nelle tasche delle persone ma un provvedimento che va rimarcato è quello dedicato ai neo maggiorenni. I ragazzi vedono il loro futuro grigio, privo di opportunità e addirittura di vita. Il segnale politico di Renzi invece è forte e tende a ridare speranza ai ragazzi. Il 2016 sarà decisivo non solo per le elezioni di Varese o per quello di metropoli come Milano, Roma, Torino e Napoli. Ma anche per il referendum costituzionale e per le riforme di cui ha bisogno l’Italia.
La città ha voglia di cambiamento. Bastano poche cose ma chiare. Ci aspettiamo una Varese più gradevole e viva, più centrale in termini di ambizioni. E il nuovo sindaco dovrà investire su progetti innovativi: finora si è guardato solo all’ombelico, a mettere pezze su buche. I grandi temi urbanistici, da piazza Repubblica, al palaghiaccio o agli impianti sportivi, solo per fare qualche esempio, non sono stati mai discussi seriamente. Il prossimo sindaco lo farà e non sarà leghista.