Il piano Marshall di Tomassini sotto i riflettori di Napoli

VARESE Compravendita dei senatori, il “piano Marshall” dell’esponente varesino del Pdl Antonio Tomassini finisce sotto la lente della Procura di Napoli. «Soldi e vantaggi professionali per abbandonare il centrosinistra». 
Nell’interrogatorio rilasciato domenica al pubblico ministero di Napoli Henry John Woodcock, il senatore varesino del Pd Paolo Rossi ha ammesso di aver ricevuto dal collega del Pdl (allora Forza Italia) Antonio Tomassini offerte economiche e proposte professionali in ambito editoriale e giornalistico per convincerlo a cambiare casacca. 
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quel tempo, Tomassini aveva dichiarato pubblicamente di essersi impegnato nella “operazione libertà”, lanciata da Silvio Berlusconi per far perdere al governo Prodi la sua risicata maggioranza al Senato. Definì quel tentativo, forse ingenuamente, «piano Marshall per sostenere gli scontenti della maggioranza». Espressione quantomeno inopportuna, visto che l’originale piano Marshall prevedeva aiuti economici per la ricostruzione dell’Europa ferita dalla guerra. Aiuti economici, diretti o indiretti, che Rossi avrebbe ammesso al pm Woodcock, raccontandogli tra l’altro di «ricordare benissimo» la data e la circostanza dell’incontro informale avuto con Tomassini nella casa di quest’ultimo a Varese, visto che «era il giorno prima della partenza per le ferie». Non si trattava quindi della primavera ma dell’estate del 2007, e l’incontro pomeridiano si concluse con lo sdegnoso rifiuto di Rossi, che ha poi riferito tutto ai vertici del gruppo parlamentare. 

Tomassini, interpellato sulla vicenda, ha ammesso di essersi impegnato nell’opera di “convincimento politico” di alcuni senatori del centrosinistra a cambiare casacca, ma ha negato in modo deciso di aver mai avanzato offerte di altro genere, «men che meno di carattere economico». 
Ricostruzione confermata da un altro potenziale transfuga dell’epoca, già sentito dai magistrati partenopei, il senatore dell’Idv Giuseppe Caforio. Anch’egli fu avvicinato dal senatore berlusconiano: «Tomassini non mi offrì dei soldi – il racconto di Caforio – mi invitò a pranzo e mi disse: “Se mi fai un cenno fra cinque minuti il presidente Berlusconi potrebbe essere a questo tavolo per parlare con te”. Io risposi: “Mi conosci come persona coerente, ti prego di astenerti”. E la cosa si chiuse lì».

s.bartolini

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