Il Pm duro contro Fumagalli «Agì in spregio di ogni regola»

VARESE «Un uomo che ha agito in spregio di qualunque regola». E ancora: «Ha scaricato sui più bisognosi della città l’esigenza di trovare un alloggio per le sue amanti». Il pubblico ministero Agostino Abate, in una requisitoria durata tre ore, ha ricostruito sotto il profilo dell’accusa lo scandalo sexy che nel 2005 travolse l’allora sindaco di Varese Aldo Fumagalli.  Un requisitoria pronunciata davanti al collegio presieduto da Anna Azzena ieri mattina e chiusa da una richiesta di pena pesante: sei anni, senza attenuanti generiche, e con pene accessorie. Fumagalli è accusato di concussione e peculato d’uso: sono quattro i principali episodi che l’accusa gli contesta. Episodi “causati” dall’inclinazione dell’ex primo cittadino a godere della compagnia di donne giovani e bellissime; «straniere – ha detto il pm – extracomunitarie, in quanto romene, all’epoca dei fatti». Secondo il pubblico ministero Fumagalli avrebbe utilizzato l’auto blu comunale non per fini istituzionali «ma per viaggi di piacere – ha spiegato Abate – Da Varese a Monza, da Varese a Laveno Mombello, in Varese città, da Varese a Gallarate etcetera. Auto con autista alla guida; autista stipendiato dal Comune». Per Abate quei viaggi avevano lo scopo di raggiungere le ragazze o accompagnarle da qualche parte; in almeno un’occasione, stando a quanto testimoniato

in aula, una delle giovani bellezze avrebbe addirittura viaggiato da sola. Per l’accusa ci sarebbe un episodio che sintetizza tutto: «L’ex sindaco diretto a Monza con l’auto blu – ha spiegato il pm – L’auto, lei sì riflessiva, pare rifiutare però di portarcelo a Monza e sulla strada si rompe. Il motore si fonde. E che fa Fumagalli? Non desiste, raccogliendo il suggerimento del fato; ma chiama il Comune, fa partire una seconda auto blu con autista, fa ritirare l’altra da un carro attrezzi e corre verso l’ambito lido».  Poi ci sono i fatti relativi agli alloggi delle ragazze tra pied-à-terre prestati da amici e alloggi comunali quando gli amici chiedevano di liberare gli spazi. Il pubblico ministero ha quindi affrontato il capitolo cooperativa Sette Laghi.  Asciutta, ma motivata a suon di sentenze della Cassazione, la discussione dell’avvocato Domenico Folino, difensore di Fumagalli che ha citato numerose sentenze di Cassazione parlando di accuse inesistenti, di danni mai cagionati dall’allora sindaco che, subito dopo la richiesta di pena ha commentato: «Pensavo di affrontare un processo non una soap opera – ha detto l’ex sindaco accennando a un episodio raccontato dal pm – Non ho fatto assolutamente niente. E non mi fermerò sino a quando questo non sarà completamente dimostrato».

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s.bartolini

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