Il potere logora, non solo chi non ce l’ha. Meglio protagonisti della vita della propria società

L’elzeviro di Marco Tavazzi

«Voglio lasciare un segno in questo mondo. Non posso andarmene e pensare di essere dimenticato».

Il dubbio, il timore, l’inquietudine che attanaglia quelle persone che hanno una sensibilità più profonda, che vivono con maggiore intensità la propria condizione umana.

E sentono che la vita non può accontentarsi della semplice soddisfazione di bisogni elementari, ma vuole qualcosa in più.

Bisogna tuttavia stare attenti a non confondere il voler lasciare un segno con la ricerca sfrenata di una fama, una notorietà che non servirà assolutamente a renderci persone migliori, o persone felici, ma potrebbe anzi diventare un Leviatano che finirà per dominarci e distruggerci.

Partiamo dal presupposto che quello che sarà del nostro corpo è assodato fin dalla nascita: diventerà polvere. Quello che sarà della nostra anima rappresenta invece un mistero, forse il Mistero.

La ricerca dell’immortalità del proprio nome, da lasciare in eredità alle generazioni future, non può guidare le nostre decisioni in questa vita.

ha coniato il motto geniale “Il potere logora chi non ce l’ha”. E sicuramente ha disegnato un perfetto spaccato di buona parte della classe politica italiana dell’età repubblicana. Ma il motto originario, “Il potere logora”, rimane sempre vero e realistico. Potremmo elencare fin troppi esempi di personaggi, nel mondo della politica ma non solo, che per amore del potere fine a se stesso hanno agito in maniera spregiudicata, mandando a puttane i valori morali (da non confondere con moralismo) sui quali si dovrebbe fondare una vera civiltà.

Se in tutto questo c’è una morale, è quella che ogni cittadino dovrebbe cercare di essere nel suo piccolo protagonista della vita della propria società. Evitando di rincorrere chimere e ansie di potere che rischiano di essere deleterie, per se stessi e per la qualità della propria vita.