Il Premio Chiara è un affare “privato” L’ossigeno si chiama OpenjobMetis

Presentata la ventisettesima edizione del premio letterario: il marchio che campeggia anche sulle maglie della Pallacanestro Varese porta la linfa vitale

– «Se apro i giornali, leggo soltanto di disastri, il calcio e il basket in crisi, la città con un futuro incerto. Così dico: il Premio Chiara si fa, ma varesini svegliatevi!».

Così ha tuonato , “varesotto”, presidente degli Amici di Piero Chiara, all’affollata conferenza stampa sulle “primizie” della ventisettesima edizione, che nonostante tutto starà in piedi, con soldi privati perché ormai il pubblico è in rianimazione.
La linfa per garantire alla città e a molti comuni, Luino in testa, gli incontri del Festival del Racconto, arriva, infatti, dal marchio che vediamo sulle maglie della Pallacanestro Varese, OpenjobMetis, impresa nata nel 2012 con sede a Gallarate, rappresentata dal suo presidente, .
«Mi chiamo Rosario ma sono nato a Varese, fidatevi – ha esordito nello spiegare le ragioni di questa insolita sponsorizzazione – Noi vogliamo sostenere le iniziative forti nel territorio e il Premio Chiara è una di queste, la cultura appartiene a tutti. Ci crediamo, e il nostro contributo non sarà “una tantum”, ma andrà avanti nel tempo come è nostra abitudine».
Messa al sicuro l’edizione 2015, rimane da capire quale sarà il futuro della più importante manifestazione culturale rimasta in città, visto che la Provincia potrà dare al momento soltanto un sostegno logistico e il Comune fa quello che può, suggerendo sponsor esterni come l’Aem di Milano che lo scorso anno salvò l’edizione di Cortisonici.
Si andrà in Svizzera, come (non troppo) scherzosamente hanno ipotizzato e Romano Oldrini? Si farà crowdfunding attraverso lettori e giurati popolari, oppure sollecitando tutti i comuni della provincia a fare un’offerta? Per il momento gli Amici di Piero Chiara si tengono stretto mister Rasizza e la sede di villa Recalcati almeno per gli eventi di cartello, e “asciugano” il più possibile il numero degli incontri, mantenendo alto, se possibile, il rapporto qualità-prezzo.
«Per il Chiara alla Carriera abbiamo perso anche la sponsorizzazione della rivista “AD” così come l’Enel ci aveva salutato per le “Parole della musica”, ma non demordiamo, né ci metteremo a fare marketing, vendendo i libri ai giurati o facendo pagare il pubblico agli eventi più importanti. Il “Chiara” non è questo», ha sottolineato Bambi Lazzati.
Rimangono saldi il Premio Chiara Giovani, “A tavola” il titolo proposto per il racconto, il “Prina” di fotografia (con ospiti del calibro di Berengo Gardin e Gastel) e il riconoscimento alla Carriera, per cui c’è già il sì di David Grossman ma non la data.