VARESE – Dopo due giorni trascorsi a riflettere, Antonio Rosati ha spezzato il silenzio, tornando a parlare. Il presidente che ha rilanciato il Varese nell’estate del 2008, trascinando la squadra dalla Seconda divisione a un passo dalla serie A, non vuole arrendersi e non molla. Ma chiede aiuto alla città per il terzo anno consecutivo di B che il patron spera possa consegnare, finalmente, alla squadra quel traguardo così tanto inseguito nelle due ultime stagioni.
Presidente Rosati, quanto è ancora grande la sua delusione per aver perso la serie A?
L’amarezza per la mancata promozione non si è attenuata. Permettetemi di confessarvi che mi stanno ancora girando i cosiddetti…
Che cosa le ha fatto più male?
Essere arrivati vicinissimi al sogno, averlo sfiorato, anzi toccato senza riuscire a stringerlo e a portarlo via.
Dopo due campionati di vertice in B, con la conquista dei playoff, vuole riprovarci anche l’anno prossimo?
La delusione è ancora cocente ma, d’altra parte, è grande la voglia di ripartire. Il primo passo verso il futuro arriva proprio oggi con la firma sul contratto del nuovo allenatore: sono felice che Castori abbia accettato la nostra proposta.
Perché lo ha scelto?
Perché la sua cattiveria ci potrà trascinare in alto. Miscela in sé le caratteristiche che erano di Sannino e di Maran e questo è già un fatto di non poco conto.
Lo ha già incontrato?
L’ho visto ieri a pranzo e mi ha convinto il suo sguardo determinato. È molto esperto ed ha sperimentato tutti i campionati dalla Seconda categoria alla B. Gli manca solo la serie A, proprio come a me. E questo è un punto di inizio interessante.
Vuol dire che deve puntare alla promozione?
Il nostro obiettivo minimo è quello di mantenere la categoria ma se abbiamo fretta di costruire la squadra vuol dire che abbiamo voglia di partire con velocità, accelerando dall’inizio del campionato.
Che raccomandazione ha rivolto a Castori?
Credo che il carattere del nostro allenatore sia difficile da tenere a bada e, allora, gli ho detto di stare attento a non farsi squalificare. Per ogni turno di stop gli faremo pagare la multa.
Quali sono le linee guida per la prossima stagione?
Sabato sera, subito dopo la partita ho cenato con la squadra, senza riuscire a trattenere le lacrime agli occhi. Domenica mi sentivo uno zombie ma, poi, da lunedì mi sono rimesso al lavoro è ho inviato una mail a Montemurro, Milanese, Andreini e D’Aniello a cui ho scritto che il Varese deve ripartire in accelerazione.
Vuol dire che punta alla promozione diretta in A?
Ripeto che dobbiamo mantenere la categoria e, allo stesso tempo, dobbiamo iniziare il campionato facendo più strada possibile.
Che aspetto avrà la squadra dell’anno prossimo?
Domani sera ho un incontro con i pilastri del Varese che ho citato poco fa: definiremo insieme i dettagli della nuova stagione. Valuteremo i punti fermi e, in base a questi, costruiremo una rosa che sia da subito il più possibile completa. Per essere competitivi bisogna che la squadra abbia, fin dai primi giorni del ritiro, una fisionomia compiuta. Dobbiamo iniziare immediatamente con i giocatori giusti, senza andare ad aggiungerne altri in seguito.
È vero che trascorrerete il ritiro prima in Trentino e poi in Valle d’Aosta?
Sì, ci siamo già attivati per trovare le località più adatte alle nostre esigenze.
Che cosa occorre per essere ancora competitivi?
Agire con tempismo. Stiamo imparando a farlo. L’esperienza di questi anni ci è stata utile. Il Varese è più maturo e ha dimostrato di non essere una meteora ma una piazza di grande spessore.
Che cosa dice alle persone che, in questi due giorni, hanno temuto un suo abbandono?
Di essere ancora più presenti allo stadio. La prossima campagna abbonamenti può essere un traino e aiutarci a migliorare il risultato di quest’anno.
E cosa dice a chi crede che avete perso apposta la serie A?
Solo chi non conosce il calcio può dire una cosa del genere. Gestire una squadra di B è un costo molto più oneroso di quanto non lo sia amministrare un club di A. E poi bastava guardarci in faccia: dal magazziniere al presidente, tutti abbiamo pianto. E lo abbiamo fatto col cuore.
Filippo Brusa
a.confalonieri
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