«Il primo passo per tornare a casa»

Francesco Gazo guarda avanti: «Giocare al Varese non è questione di categoria, ma solo di cuore»

Il Varese ha le sue misteriose e insondabili ragioni, quelle che la ragione non conosce. E non conoscerà mai. Perché sono le stesse che fanno battere il cuore in petto: sono stimolo involontario, incontrollabile. Si potrebbe mai impedire un cuore di battere?
Lo stesso, che visto dal basso di un campo fangoso, ti fa correre di più, al ritmo dei cori sugli spalti. E questo vale ancora di più se sei un mastino del centrocampo: se sei Francesco Gazo.

Una partita come tutte le altre: una partita da vincere.

Non dipende solo da noi, ma anche dai risultati sugli altri campi.

Quindi quando arriverà per me sarà comunque una prima volta.

La prima promozione della mia carriera…

Non lo so, davvero. Voglio vivere questa esperienza con semplicità, e scoprire che sapore ha.

Guardare il Varese con il gesso non è stato facile, anche se vederlo vincere mi ha dato lo stimolo per guarire prima… non vedevo l’ora di scendere in campo.

Sì, volevo ripagare tutto l’amore dei tifosi: eroici, sempre al nostro fianco anche sotto il diluvio e il gelo.

Giocare nel mio Varese non è questione di categoria, ma soltanto di cuore. E poi questa non è una squadra di Eccellenza: non lo sono i tifosi e nemmeno i giocatori.

Il primo pensiero è stato quello di voler riportare questa maglia dove merita di stare. Ora invece…

Penso di vincere tutte le partite. È giusto avere i progetti a lungo termine, ma anche quelli a breve scadenza. Solo così si cresce: lavorando.

Zazzi e Lercara. Sono due fenomeni: due ragazzi che se dovessero continuare a lavorare così potranno fare grandi cose.

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Il giocatore che vorrei diventare e a cui mi ispiro è Gerrard sopra tutti: uno che sa dare tutto ai compagni, sia dentro che fuori dal campo.